mercoledì 31 marzo 2010

cosa ne pensa la Bibbia del velo?

«Ogni donna che prega o profetizza a testa scoperta, reca un affronto al suo capo [il maschio], infatti sarebbe come se essa fosse rasata. Pertanto se una donna non vuole mettersi il velo, si tagli addirittura i capelli! Ma, se per una donna è vergognoso tagliarsi i capelli o essere rasata, si copra col velo. L’uomo invece, non deve velarsi il capo, essendo egli immagine e riflesso di Dio; mentre la donna è riflesso dell’uomo.» Bibbia, Levitico

lunedì 29 marzo 2010

traduzione e spiegazione della sura Al- Baquara 1-39

Al-Baqara
(La Giovenca)
Post - Eg. n. 87, di 286 Versetti.
Il nome della sura deriva dal vers. 67.
Il vers. 281 è stato rivelato durante il pellegrinaggio dell'addio (10/632)
In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso
1 Alif, Lâm, Mîm .
2 Questo è il Libro su cui non ci sono dubbi, una guida per i timorati,
3 coloro che credono nell'invisibile, assolvono all'orazione e donano di ciò di cui Noi li abbiamo provvisti,
4 coloro che credono in ciò che è stato fatto scendere su di te e in ciò che stato fatto scendere prima di te e che credono fermamente all'altra vita.
5 Quelli seguono la guida del loro Signore; quelli sono coloro che prospereranno.
6 In verità [per] quelli che non credono, non fa differenza che tu li avverta oppure no: non crederanno.
7 Allah ha posto un sigillo sui loro cuori e sulle loro orecchie e sui loro occhi c'è un velo; avranno un castigo immenso.
8 Tra gli uomini vi è chi dice: "Crediamo in Allah e nel Giorno Ultimo!"e invece non sono credenti .
9 Cercano di ingannare Allah e coloro che credono, ma non ingannano che loro stessi e non se ne accorgono.
10 Nei loro cuori c'è una malattia e Allah ha aggravato questa malattia. Avranno un castigo doloroso per la loro menzogna.
11 E quando si dice loro:"Non spargete la corruzione sulla terra", dicono: "Anzi, noi siamo dei conciliatori!".
12 Non sono forse questi i corruttori? Ma non se ne avvedono.
13 E quando si dice loro:"Credete come hanno creduto gli altri uomini", rispondono:"Dovremmo credere come hanno creduto gli stolti?". Non sono forse loro gli stolti? Ma non lo sanno.
14 Quando incontrano i credenti, dicono:"Crediamo"; ma quando sono soli con i loro demoni , dicono:"Invero siamo dei vostri; non facciamo che burlarci di loro ".
15 Allah si burla di loro, lascia che sprofondino nella ribellione, accecati.
16 Sono quelli che hanno scambiato la retta Guida con la perdizione. Il loro è un commercio senza utile e non sono ben guidati.
17 Assomigliano a chi accende un fuoco; poi, quando il fuoco ha illuminato i suoi dintorni, Allah sottrae loro la luce e li abbandona nelle tenebre in cui non vedono nulla .
18 Sordi, muti, ciechi , non possono ritornare.
19 [O come] una nuvola di pioggia nel cielo, gonfia di tenebre, di tuoni e di fulmini: mettono le loro dita nelle orecchie temendo la morte a causa dei fulmini . E Allah accerchia i miscredenti.
20 Il lampo quasi li acceca: ogni volta che rischiara, procedono; ma quando rimangono nell'oscurità si fermano. Se Allah avesse voluto, li avrebbe privati dell'udito e della vista. In verità Allah su tutte le cose è potente .
21 O uomini, adorate il vostro Signore Che ha creato voi e quelli che vi hanno preceduto, cosicché possiate essere timorati.
22 [Egli è] Colui che della terra ha fatto un letto e del cielo un edificio, e che dal cielo fa scendere l'acqua con la quale produce i frutti che sono il vostro cibo. Non attribuite consimili ad Allah ora che sapete.
23 E se avete qualche dubbio in merito a quello che abbiamo fatto scendere sul Nostro Servo , portate allora una Sura simile a questa e chiamate altri testimoni all'infuori di Allah, se siete veritieri.
24 Se non lo fate - e non lo farete - temete il Fuoco , il cui combustibile sono gli uomini e le pietre, che è stato preparato per i miscredenti.
25 E annuncia a coloro che credono e compiono il bene, che avranno i Giardini in cui scorrono i ruscelli . Ogni volta che sarà loro dato un frutto diranno:"Già ci era stato concesso! " . Ma è qualcosa di simile che verrà loro dato; avranno spose purissime e colà rimarranno in eterno.
26 In verità Allah non esita a prendere ad esempio un moscerino o qualsiasi altra cosa superiore . Coloro che credono sanno che si tratta della verità che proviene dal loro Signore; i miscredenti invece dicono:"Cosa vuol dire Allah con un simile esempio?". [Con esso] ne allontana molti, e molti ne guida. Ma non allontana che gli iniqui,
27 coloro che rompono il patto di Allah dopo averlo accettato, spezzano ciò che Allah ha ordinato di unire e spargono la corruzione sulla terra . Quelli sono i perdenti.
28 Come potete essere ingrati nei confronti di Allah, quando eravate morti ed Egli vi ha dato la vita? Poi vi farà morire e vi riporterà alla vita e poi a Lui sarete ricondotti .
29 Egli ha creato per voi tutto quello che c'è sulla terra. Poi si è rivolto al cielo e lo ha ordinato in sette cieli . Egli è l'Onnisciente.
30 E quando il tuo Signore disse agli Angeli:"Porrò un vicario sulla terra", essi dissero:"Metterai su di essa qualcuno che vi spargerà la corruzione e vi verserà il sangue, mentre noi Ti glorifichiamo lodandoTi e Ti santifichiamo?". Egli disse: "In verità Io conosco quello che voi non conoscete… "
31 Ed insegnò ad Adamo i nomi di tutte le cose, quindi le presentò agli Angeli e disse:"Ditemi i loro nomi, se siete veritieri ".
32 Essi dissero:"Gloria a Te. Non conosciamo se non quello che Tu ci hai insegnato: in verità Tu sei il Saggio, il Sapiente.
33 Disse:"O Adamo, informali sui nomi di tutte [le cose]"Dopo che li ebbe informati sui nomi, Egli disse: "Non vi avevo forse detto che conosco il segreto dei cieli e della terra e che conosco ciò che manifestate e ciò che nascondete?".
34 E quando dicemmo agli Angeli: "Prosternatevi ad Adamo", tutti si prosternarono, eccetto Iblîs , che rifiutò per orgoglio e fu tra i miscredenti.
35 E dicemmo:"O Adamo, abita il Paradiso, tu e la tua sposa. Saziatevene ovunque a vostro piacere, ma non avvicinatevi a quest'albero ché in tal caso sareste tra gli empi".
36 Poi Iblîs li fece inciampare e scacciare dal luogo in cui si trovavano. E Noi dicemmo:"Andatevene via, nemici gli uni degli altri . Avrete una dimora sulla terra e ne godrete per un tempo stabilito ".
37 Adamo ricevette parole dal suo Signore e Allah accolse il suo [pentimento]. In verità Egli è Colui che accetta il pentimento, il Misericordioso.
38 Dicemmo:"Andatevene via tutti [quanti]! Se mai vi giungerà una guida da parte Mia, coloro che la seguiranno non avranno nulla da temere e non saranno afflitti .
39 E i miscredenti che smentiscono i Nostri segni, sono i compagni del Fuoco, in cui rimarranno per sempre.


SPIEGAZIONE:

Sura 2, Al-Baqara (“La Vacca”), come quasi tutti i Capitoli del Corano prende il suo titolo da qualche cosa menzionato al suo interno -- in questo caso la storia di Mosè che riferisce agli Israeliti il comando di Allah di sacrificargli una vacca (2:67-73). E' la Sura più lunga del Corano -- 286 Versetti -- e inizia il tipico (ma non assoluto) modello di disporre le Sure dalla più lunga alla più corta, con l'eccezione della "Fatiha", che ha l'onore del primo posto per la sua centralità nell'Islam. Surat Al-Baqara, “La Vacca”, fu rivelata a Maometto a Medina-- cioè durante la seconda parte della sua carriera profetica, che era iniziata alla Mecca nel 610. Nel 622 Maometto con la sua neonata comunità si trasferì a Medina dove, per la prima volta, Maometto diventò n capo politico e militare. I teologi Islamici generalmente ritengono che le Sure Medinensi prevalgano su quelle Meccane, ovunque ci sia una discrepanza, in accordo col Versetto 106 di questo Capitolo del Corano, nel quale Allah parla dell'abrogazione di alcuni Versetti e della loro sostituzione con Versetti migliori. (questa interpretazione del Versetto 106, tuttavia, non è universalmente accettata. Alcuni dicono che non si riferisce a nulla contenuto nel corano, ma solo all'abrogazione delle Sacre Scritture Ebree e Cristiane. Se ne riparlerà in modo approfondito al momento opportuno)
La Sura 2 contiene moltissimo materiale di primaria importanza per i Musulmani e gode di grande considerazione. Il commentatore medioevale del Corano, Ibn Kathir, (il cui commentario è ancora letto e rispettato dai Musulmani) indica in modo diretto che la recitazione di questa Sura angustia Satana,
raccontando che uno dei primi seguaci di Maometto, Ibn Mas’ud, notò che Satana "abbandona la casa in cui si recita la Sura Al-Baqara e, mentre si allontana, scoreggia". A parte il cattivo gusto di Ibn Mas’ud, lo stesso Maometto dice:"Satana scappa dalla casa in cui si recita la Sura Al-Baqara".
Il Capitolo comincia con tre lettere arabe: alif, lam, e mim. Molti Capitoli del Corano iniziano allo stesso modo con tre lettere Arabe, il che ha provocato un profluvio di speculazioni mistiche sul loro possibile significato. Ma il
Tafsir al-Jalalayn, un altro classico commentario del Corano, molto succintamente riassume l'interpretazione prevalente: "Dio conosce bene quello che ha voluto dire con queste [lettere]".
Il Versetto che segue immediatamente quelle lettere contiene una dottrina cardine dell'Islam: "Questa è la Scrittura in cui non ci sono dubbi". Il Corano non deve essere messo in dubbio o giudicato in base a un metro di giudizio esterno; piuttosto, lui è il metro di giudizio secondo cui tutte le altre cose devono essere giudicate. D'altra parte, questo non è molto diverso dal modo in cui molte altre religioni considerano i loro Comandamenti Sacri. Ma nell'Islam non si è mai sviluppata quella critica storica e lessicale che ha trasformato il modo in cui Ebrei e Cristiani interpretano oggi le loro Scritture. Il Corano è un libro su cui non si può mai avere dubbi, un libro che non può essere mai criticato: quando un importante studioso Islamico, Suliman Bashear, insegnò ai suoi studenti dell'Università Nazionale An-Najah di Nablus, che il Corano e l'Islam erano il prodotto di un processo storico piuttosto che essere stato rivelato in forma perfetta a Maometto, i suoi studenti lo
buttarono giù dalla finestra dell'aula.
2:1-29 è una estesa disquisizione sulla perversità di chi rifiuta di credere ad Allah e introduce molti temi che ricorreranno molte altre volte. Il Corano, ci viene detto, è la guida di coloro che credono a ciò che fu rivelato a Maometto oltre che a "quello che fu rivelato prima" di lui (
v. 4). Ciò implica la più volte asserita credenza che il Corano non è che la conferma della Torah e del Vangelo che insegnano lo stesso messaggio ricevuto da Maometto nelle rivelazioni Coraniche (vedi 5:44-48). Quando la Torah e il Vangelo sono in disaccordo col Corano, sorge l'accusa che Ebrei e Cristiani hanno corrotto le loro Scritture -- che oggi è l'opinione Islamica corrente. Muhammad Asad lo afferma in modo chiaro: "la religione del Corano può essere capita correttamente solo entro il contesto delle grandi fedi monoteiste che l'hanno preceduta, che, secondo la credenza Islamica, si concludono e raggiungono la loro formulazione definitiva nella fede dell'Islam".
Un altro tema è l'assoluto controllo di Allah su ogni cosa, anche sulla scelta di ogni anima di credere in lui o di respingerlo: "Riguardo a coloro che rifiutano la fede, è lo stesso per loro, se tu li ammonisci o non li ammonisci; loro non crederanno. Allah ha posto un sigillo sui loro cuori e sulle loro orecchie, e sui loro occhi c'è un velo. E il loro castigo sarà tremendo" (vv.
6-7). I Qadari degli inizi della storia Islamica sostenevano che l'umanità possedeva il libero arbitrio e quindi era capace di scegliere tra il bene e il male. I loro oppositori invece, affermavano che Allah determina tutto. Mentre entrambi i contendenti potevano contare su numerose citazioni Coraniche a sostegno delle loro argomentazioni, alla fine le Autorità Musulmane condannarono il Qadarismo come eretico, perché limitava l'assoluta sovranità di Allah sopra tutte le cose. Così, quelli che rifiutano la fede, lo fanno perché Allah lo vuole in base ai Versetti citati, e non perché hanno libertà di scelta. Dice Ibn Kathir: "Questi Ayat [Versetti] indicano che chiunque, per volontà di Allah, dovrà essere infelice, non troverà mai nessuno che lo guidi alla felicità, e chiunque Allah vorrà allontanare dalla retta via, non troverà nessuno per guidarlo". (Una breve descrizione della controversia dei Qadari può essere trovata nella "Introduzione alla Teologia e alle Leggi Islamiche" del rinomato studioso Islamico Ignaz Goldziher)
Poi arriva la condanna degli Ipocriti e di chi crede il falso, che spesso afflissero Maometto durante la sua carriera di Profeta (vv.
13-20). E infine c'è l'asserzione della perfezione del Corano tanto che gli scettici vengono sfidati a produrre una Sura come questa se rifiutano di credere alla sua provenienza divina (v. 23). Questa è una sfida che molti hanno accettato , ma, ovviamente, è il tipo di sfida che non può mai essere vinta agli occhi di chi l'ha proposta --"essi non potranno produrre nulla di simile a ciò" (17:88).
2:25 introduce i famosi giardini del Paradiso, in cui i credenti vivranno -- ma di questo parleremo di più in seguito.
2:30-39 racconta la storia di Adamo ed Eva in un modo tale da suggerire l'idea che gli ascoltatori avessero già qualche familiarità con questa storia. Allah dice agli Angeli di prostrarsi davanti ad Adamo (v.
34), un comando che sembra derivare dalla nozione della Bibbia, che l'umanità fu creata ad immagine di Dio, benché questa idea non compaia qui. Secondo Ibn Kathir, “Allah decretò la superiorità di Adamo sugli angeli, perché Egli insegnò il nome di ogni cosa ad Adamo e non a loro". Satana si rifiuta di prostrarsi, diventando perciò un non credente (v. 34), e tenta Adamo ed Eva col frutto proibito. Allah promette rivelazioni per guidare l'umanità, ammonendoli che chi ignorerà queste rivelazioni verrà punito col fuoco dell'inferno.
Quindi la Sura si rivolge, nei Versetti
40-75, ai Figli d'Israele, che, nel Corano, giocano un ruolo così importante -- e, non è una coincidenza, nella moderna coscienza Islamica -- che dedicheremo ad essi il commento della prossima settimana.

spiegazione e traduzione di AL-FATIHA

Al-Fâtiha
(L'Aprente)
Pre-Hegira *, n. 5 , di 7 versetti
1 In nome di Allah , il Compassionevole, il Misericordioso2 La lode [appartiene] ad Allah, Signore dei mondi,3 il Compassionevole, il Misericordioso,4 Re del Giorno del Giudizio.5 Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.6 Guidaci sulla retta via,7 la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati.

SPIEGAZIONE
La Fatiha (l'Apertura o l'Aprente) è la prima Sura (Capitolo) del Corano e la preghiera più comune dell'Islam. Se sei un Musulmano devoto che recita le preghiere cinque volte al giorno come prescritto, nel corso delle tue preghiere, reciterai la Fatiha diciassette volte. Secondo una tradizione Islamica, il Profeta dell'Islam, Maometto, disse che la Fatiha era superiore ad ogni altra cosa rivelata da Allah (“il Dio” in Arabo, e la parola usata dai Cristiani e dagli Ebrei di lingua Araba, oltre che dai Musulmani, per indicare "Dio") nella Torah, nel Vangelo, o nel resto del Corano. E certamente essa racchiude in modo efficace ed eloquente molti dei principali temi del Corano e dell'Islam in generale: Allah come il “Signore dei Mondi”, l'unico che deve essere adorato, l'unico a cui chiedere aiuto, il Giudice Misericordioso di tutte le anime nell'Ultimo Giorno.
Nella teologia Islamica, Allah è l'autore di ogni parola del Corano. Qualcuno ha trovato strano che Allah abbia detto qualcosa come “sia lode ad Allah, Signore dei mondi”, ma l'interpretazione tradizionale Islamica è che Allah rivelò questa preghiera a Maometto molto presto nella sua carriera di Profeta (che iniziò nel 610 AD, quando ricevette la prima rivelazione da Allah mediante 'Arcangelo Gabriele -- una rivelazione contenuta nel
novantaseiesimo capitolo del Corano) in modo che i Musulmani sapessero come pregare.
Ma sono i due ultimi versetti della Fatiha che provocano una seria preoccupazione nei non Musulmani, e proprio per questi è stata recentemente menzionata dai media. Un Imam scita, Husham Al-Husainy, alimentò una infuocata controversia, parafrasando questo passaggio durante una
preghiera in un raduno invernale del Comitato Nazionale Democratico, dando l'impressione di pregare per la conversione all'Islam dei politici convenuti al raduno. Poi l'Imam Yusuf Kavakci della Moschea Centrale di Dallas recitò la Fatiha al Senato dello Stato del Texas, facendo sorgere le stesse preoccupazioni.
I due versetti finali della Fatiha chiedono ad Allah: “Mostraci la retta via, la via di coloro che tu hai favorito, non (la via) di coloro che guadagnano la tua ira, né quella di coloro che hanno deviato”. L'interpretazione Islamica tradizionale afferma che la "retta via" è l'Islam (cfr. il libro dell'apologeta Islamico John Esposito : Islam, la retta via). La via di coloro che si sono guadagnati l'ira di Allah è quella degli Ebrei, mentre quelli che hanno deviato sono i Cristiani.
Il classico commentatore del Corano
Ibn Kathir spiega che "le due vie che Egli menziona sono entrambe erronee" e che queste "due vie sono le vie dei Cristiani e degli Ebrei, un fatto a cui il credente deve dare molta attenzione, in modo da poterle evitare. La via dei credenti è conoscere la verità e comportarsi in accordo con essa. Al contrario, gli Ebrei hanno smesso di comportarsi secondo la religione, mentre i Cristiani hanno smarrito la vera conoscenza. Ecco perché "l'ira" si abbatte sugli Ebrei, mentre essere descritti come "fuorviati" è più appropriato per i Cristiani".
Il commento di Ibn Kathir su questo passaggio non è una isolata interpretazione "estremista". In effetti, la maggior parte dei commentatori Musulmani ritengono che gli Ebrei sono quelli che si sono meritati l'ira di Allah e i Cristiani quelli che hanno sbagliato direzione. Questa è l'opinione di Tabari, Zamakhshari, il
Tafsir al-Jalalayn, il Tanwir al-Miqbas min Tafsir Ibn Abbas, e Ibn Arabi, oltre al già citato Ibn Kathir. Una opinione contraria, ma minoritaria è quella di Nisaburi, che dice che "quelli che sono incappati nell'ira di Allah sono i negligenti (la gente della negligenza), e che quelli che hanno perso la retta via sono gli intemperanti (la gente dell'intemperanza)."
I Wahabiti si attirarono critiche, alcuni anni fa, per avere aggiunto "come gli Ebrei" e "come i Cristiani" come annotazioni tra parentesi in questo passaggio dei Corani stampati in Arabia Saudita. Alcuni commentatori Occidentali immaginarono che furono i Sauditi ad alimentare questa interpretazione e quindi anche tutta l'idea dell'ostilità del Corano contro Ebrei e Cristiani. E quindi tutti i Musulmani nel mondo imparano di conseguenza che la principale preghiera della loro fede condanna Ebrei e Cristiani.
Ma sfortunatamente, questa interpretazione è rispettata e accettata come ortodossa dalla teologia Islamica. E' veramente poco probabile che la pubblicazione tra parentesi di questa interpretazione in una traduzione del Corano possa influenzare i Musulmani, in quanto dappertutto e in ogni caso è sempre il testo Arabo ad essere considerato la norma, e poiché così tanti commentari accettati esprimono la convinzione che in questo passo si critichino Ebrei e Cristiani. Diciassette volte al giorno per un Musulmano osservante.
Bisogna sottolineare che io non sto dicendo che l'interpretazione anti-Ebrea e anti-Cristiana della Fatiha è l'interpretazione "corretta". Benché io non creda che i testi religiosi siano malleabili ad infinitum e che possano essere stiracchiati fino a fargli dire quello che il lettore desidera, come alcuni apparentemente fanno, in questo caso, l'interpretazione di Nisaburi ha la stessa verosimiglianza dell'altra: non c'è assolutamente nulla nel testo che obblighi a ritenere che sta parlando di Ebrei e Cristiani. Ed è anche degno di nota il fatto che, nel suo monumentale commentario del Corano in 30 volumi, dal suggestivo titolo Fi Zilal al-Qur’an (All'ombra del Corano), il teorico della jihad del ventesimo secolo, Sayyid Qutb non menziona Ebrei e Cristiani in relazione a questo passaggio. D'altra parte, l'idea dell'Islam che gli Ebrei si siano meritati l'ira di Allah e i Cristiani abbiano deviato dalla retta via non dipende solo da questo passaggio. Gli Ebrei si sono guadagnati l'ira di Allah per avere respinto Maometto (2:87-
90), e i Cristiani hanno deviato dalla retta via per credere alla divinità di Cristo (5:72).
Anche gli Hadith, le tradizioni delle parole e degli atti di Maometto e dei primi Musulmani, contengono materiale che lega gli Ebrei all'ira di Allah e i Cristiani alla sua maledizione, risultante nella loro perdita della retta via. (Anche gli Ebrei sono maledetti, secondo il Corano
2:89, ed entrambi sono maledetti secondo 9:30). Un Hadith racconta che uno dei primi Musulmani, Zaid bin ‘Amr bin Nufail, durante i suoi viaggi incontrò un saggio Ebreo e poi un saggio Cristiano. Il saggio Ebreo gli disse: "Tu non abbraccerai la nostra religione a meno che tu non riceva la tua parte dell'ira di Allah" e il saggio Cristiano disse: "Tu non abbraccerai la nostra religione, a meno che tu non riceva una parte della maledizione di Allah". Non c'è bisogno di aggiungere che Zaid divenne Musulmano.
Alla luce di questi brani e di altri simili, non deve sorprendere se molti commentatori Musulmani si sono convinti che la Fatiha racchiude queste due idee.
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sabato 27 marzo 2010

LA KA'ABA

La Sacra Ka’aba, è un edificio in pietra situato nella città santa di Mecca (Arabia Saudita) e risale all’epoca del Profeta Abramo; fu egli, infatti, che la costruì insieme a suo figlio Ismail (su di loro la pace). Ogni anno, milioni di musulmani vi si recano, in particolare durante il mese di Dhul-hijja, il tredicesimo mese del calendario lunare islamico. Questa costruzione, è considerata sacra già da molto tempo prima dell’ avvento dell’ Islam, difatti è sempre stata visitata da milioni di persone che già prima dell’ istituzione della circoambulazione intorno ad essa (rito islamico obbligatorio che consiste nel girare intorno alla Sacra Casa sette volte in senso antiorario, che fa parte del pellegrinaggio, in arabo -hajj-, che si esegue nel mese di Dhul-hijja ed è obbligatorio per chi ne ha le possibilità almeno una volta nella vita) compivano questo rituale da centinaia di anni.

Al tempo del Profeta Mohammed*, fu ristrutturata nuovamente (già altri lavori di manutenzione vennero effettuati in altre epoche per conservare al meglio la sua struttura).Si vollero eliminare le pietre rovinate per sostituirle con altre nuove. Ma quando si tentò di sollevare una delle pietre che furono messe dal Profeta Abramo e da suo figlio (pace su di loro), partì da essa un lampo accecante, che scaraventò a terra e lasciò sbigottiti tutti i presenti. Si decise infine di lasciarla a suo posto, aggiungendo nuove pietre intorno ad essa. Quella pietra è ancora presente, Dio stesso infatti dimostrò in quella occasione che la costruzione originale non doveva assolutamente essere modificata, e che la sua struttura era protetta ed inviolabile da chiunque.

In un angolo di essa, è incastonata un’ altra pietra particolare, la “pietra nera”, (che durante l’ episodio citato poc’ anzi, fu rimessa al suo posto durante i lavori dal Profeta Mohammed* stesso); la tradizione islamica insegna che questa pietra proviene dal Paradiso e che in origine era bianca. E’ diventata nera a causa dei peccati delle persone che la toccarono e che continuano a farlo tutt’ oggi.

Altri avvenimenti miracolosi accaddero intorno alla Sacra costruzione. Intorno al 570 d.c., il governatore abissino dello Yemen minacciò di distruggerla, e si mise a capo di un esercito sul dorso di un grande elefante, che impauriva chi lo vedeva a causa della sua imponenza. Il nonno del Profeta Mohammed* pregò Allah perché difendesse la Sua Casa (la Ka’aba viene anche chiamata “Casa di Allah”, ovviamente in senso figurativo, non letterale). Quindi accadde che il grosso elefante, nel momento dell’ attacco, si sedette a terra e non vi fu verso di farlo muovere. Il governatore però andò avanti, volendo radere la costruzione al suolo ad ogni costo, ed allora stormi di uccelli lanciarono su di lui e sul suo esercito una miriade di pietre, uccidendo tutti gli aggressori.

“Non hai visto come agì il tuo Signore con quelli dell’ elefante? Non fece fallire le loro astuzie? Mandò contro di loro stormi di uccelli lancianti su di loro pietre di argilla indurita. Li ridusse come pula svuotata.”

(Sura n. 105, “Al-Fil”–L’ elefante-)

Questi ed altri avvenimenti, dimostrano che essa è un edificio santo, come lo è il territorio che la circonda. Chi è stato in quei luoghi, dice che camminando in una particolare zona della città di Mecca, ci si sente come se si fosse in Paradiso, e in questo caso, non in senso figurato, ma reale. Che Allah benedica la Sacra Ka’aba e le genti che le stanno intorno.

Gesù (Issa p.b.s.l) nel Corano

”Quando gli angeli dissero :-O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui proveniente: il suo nome è il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’ Altro, uno dei più vicini. Dalla culla parlerà alle genti e nella sua età adulta sarà tra gli uomini devoti-. Ella disse :-Come potrei avere un bambino se mai un uomo mi ha toccata?- Disse :-E’ così che Allah crea ciò che vuole: quando decide una cosa dice solo „Sii” ed essa è.”

(Corano, Sura 3, vers 45, 46, 47)

Questo versetto coranico, ci fa capire che il concepimento di Gesù fu un atto miracoloso. Egli infatti venne posto nel ventre della vergine Maria per Volontà di Allah, senza la presenza di un padre. Ella stessa, fu scelta come madre diGesù in quanto donna pia e devota. Maria, infatti, si isolò dalle genti per evitare il peccato, e pregava molto. Dio la ricompensava mandandole cibi e frutti di ogni specie, e quando i suoi familiari andavano a trovarla, si meravigliavano dell’ abbondanza delle sue provviste, e quando le chiedevano chi provvedeva a lei in questo modo, lei rispondeva che era Dio a farlo. Era una donna speciale, come il figlio che partorì.

La nascita di Gesù, avvenne accanto ad un tronco di palma. Maria fu colta dai dolori del parto, ed ovviamente soffriva molto. Ad un tratto sentì una voce che le diceva di non affliggersi, perchè Allah aveva fatto scorrere un ruscello ai suoi piedi, e aveva fatto crescere dei datteri freschi sulla palma, fino a poco tempo prima secca e quindi infruttuosa. Così ella potè cibarsi e rinfrescarsi, e ritrovare le forze, grazie ai doni miracolosi di Dio. Quella voce, non è ben chiaro se appartenesse ad un angelo o a Gesù stesso. Egli parlò alle genti fin dalla nascita, istruendole riguardo alla Volontà Divina. Ricevette da Dio la Rivelazione dell’ Ingil, il Vangelo, e ne diffuse il contenuto.

Il suo scopo consisteva proprio in questo, diffondere la Parola di Dio, come quello di ogni altro Profeta ed Inviato. La venuta di Gesù, fu predetta da Mosè (il Messaggero che operò prima di lui), ed il suo nome era presente nella Sacra Scrittura che fu rivelata a quest’ ultimo, come nel caso di ogni altro Inviato di Allah che fu annunciato dal suo predecessore. Ed anche Gesù stesso profetizzò il futuro arrivo del Profeta Mohammed*, anche se non si trova traccia del suo nome nel Vangelo attuale, in quanto le copie autentiche di questa Sacra Scrittura sono andate perse da tempo ormai immemorabile. Però troviamo la conferma che ciò avvenne nel Sacro Corano :”

E quando Gesù figlio di Maria disse :-O figli di Israele, io sono veramente un Messaggero di Allah a voi [inviato], per confermare la Torah che mi ha preceduto, e per annunciarvi un Messaggero che verrà dopo di me, il cui nome sarà „Ahmed”....”

(Sura 61, parte del versetto 6).

Gesù fu un grande Profeta, una nobile persona, per questo Allah lo indica come uno dei più vicini a Lui nell’ Altra Vita. Compì per Volere di Allah moltissimi miracoli: svelava agli amici con che cosa si cibavano a casa; smascherava chi tentava di imbrogliare gli altri; durante un lavoro in una tintoria tinse delle stoffe con un colore solo che divennero di vari colori, secondo le direttive del proprietario della bottega; diede la vita (sempre per Volontà di Dio) ad un uccello di creta; guarì un cieco ed un lebbroso; resuscitò persone morte. Fu sempre un servo ed un adoratore di Allah, e predicava alle genti per insegnar loro il giusto mezzo per guadagnare la grazia del Creatore e per meritare il Paradiso. Non fu mai attaccato ai beni terreni. Una tradizione orale, racconta che possedesse soltanto un pettine ed un bicchiere, ma che un giorno vide un uomo ravvivarsi la barba con le dita, quindigettò il pettine, e che poi vide un altro bere da un fiume con le mani, quindi decise di gettare anche il bicchiere.

Fu perseguitato da nemici che volevano ucciderlo, in quanto le Parole di Verità che aveva diffuso, infastidirono in particolar modo chi deteneva il potere senza meritarlo. Ma questi nemici, grazie a Dio, non riuscirono nel loro intento. Difatti Allah sostituì Gesù, nel momento del pericolo, (che non fu, quindi, né ucciso né crocifisso) con un altro uomo che gli assomigliava, e lo elevò fino a Sé. Difatti egli ritornerà, quando il Giorno del Giudizio sarà vicino, ed ucciderà l’ Anticristo che tenterà di portare grave corruzione sulla Terra sviando gli uomini dal sentiero di Dio. Quindi porterà la giustizia per volontà del Creatore, e chi andrà ad omaggiarlo, saprà da lui il posto che Allah gli ha destinato in Paradiso.

Perdonare

Shaykh Ali Tantawi racconta nelle sue memorie a proposito dello Shaykh
Ahmad Al-Zayaat:
Lo Shaykh (Ahmad Al-Zayaat) era un Maestro che non conosceva molto del
mondo eccetto: Al Azhar [Università islamica del Cairo] nella quale insegnava,
la casa nella quale viveva e il tragitto che separava questi due luoghi.

Gli anni passarono e allo Shaykh invecchiato si deteriorò lo stato di salute e
aveva bisogno di riposarsi. Il dottore lo costrinse a riposarsi suggerendogli di
allontanarsi dal suo posto di lavoro e della sua residenza e consigliandoli di
trarre profitto dalla calma e la tranquillità dei parchi vicini al Nilo. Così decise
e, uscito da casa, fermò una carretta chiedendo al conducente: figlio mio,
conducimi fino ad un posto nel quale potrei approfittare di una buona vista e
rilassarmi.

Tuttavia il conducente della carretta era un tipo malintenzionato e condusse lo
Shaykh non dove aveva chiesto ma in un luogo dove si trovavano le case di
tolleranza (delle prostitute). Arrivati a destinazione, disse allo Shaykh: siamo
arrivati.

Lo Shaykh chiese ancora: Oh figlio mio, la preghiera del Maghrib [del
tramonto] è vicina, dove potrei pregare? Portami all’entrata della Moschea.

Il conducente [puntando il dito a una di queste case] disse: La Moschea è
laggiù.

La porta [di questo luogo] era aperta e la donna che lo gestiva vi era seduta nel
modo tipico abituale di queste donne.

Quando la vide, lo Shaykh abbassò lo sguardo. Vicino c’era una sedia, vi si
diresse e si sedette, aspettando la chiamata alla preghiera (Adhan).

La donna confusa lo fissò dicendo tra sé: cosa mai ha condotto qui
quest’uomo? Non aveva niente dei suoi abituali clienti...

Continuò a essere stupita, ma non osò chiedergli il motivo della sua visita.

Ciò che la trattenne fu il suo pudore benché fosse una prostituta. Infatti il
pudore in questi casi appare unicamente davanti alle persone di Pietà.

Dal canto suo lo Shaykh attendeva facendo il Tasbih (ripetendo subhana Allah
-Gloria a Dio) e guardando continuamente l’orologio finché sentì in lontananza
l'Adhan del Maghrib [L’Appello alla preghiera del tramonto] e disse allora alla
donna: “Dov’è il Mu’adhdhìn (colui che chiama alla preghiera)? Perché non
chiama alla preghiera (salah) nonostante il suo tempo sia arrivato? Sei tu sua
figlia?

La donna restava silenziosa e lo Shaykh attese ancora qualche momento e le
disse: Figlia mia, il tempo del Maghrib è corto e non è permesso di ritardarlo,
non vedo nessuno qui e se tu sei in Wudu (stato di purificazione), prega allora
dietro me in Jama'a [gruppo].

Fece la chiamata alla preghiera ed era sul punto di fare l'Iqama (Appello di
inizio preghiera), senza guardarla, si accorse che la donna era restata
immobile al suo posto.

Disse: Quale è il problema? Non hai l’Wudu (non sei in stato di purificazione)?

D'un colpo, [la donna] come se la sua fede, si fosse svegliata ricordandosi dei
giorni passati quando era lontana dai peccati, cominciò a piangere gettandosi
ai suoi piedi.


Lo Shaykh sorpreso non sapeva in quale modo poteva calmarla e lei iniziò a
raccontarle la sua storia facendo sentire la sua sincerità e il pentimento
sincero.

Lo Shaykh gli disse allora “ascolta figlia mia ciò che dice il Signore
dell’Universo”:

Dì : « Oh Miei servitori che avete commesso ogni eccesso a vostro
detrimento, non disperate della Misericordia di Allâh, poiché Allâh perdona
tutti i peccati» [Corano 39,53]

Perdona tutti i peccati, figlia mia, tutti i peccati…

La porta del pentimento è aperta a tutti i peccatori ed è talmente larga che può
contenere il peso di qualsiasi peccato, anche la miscredenza.

Dunque chiunque nega l'Onnipotente dopo essere stato credente, ma si pente
prima che giunga l'ora della sua morte, se è sincero nel suo pentimento e che
abbia ripristinato il suo Islam, Allah l'accetterà.

Allah, figlia mia, è più Generoso dei generosi. Levati e va' a fare ghusl (lavaggio
completo di purificazione) e copriti. Va' e purifica la tua pelle con l'acqua e il
tuo cuore con il dispiacere e il pentimento e girati verso il tuo Signore, ti
aspetterò, ma non tardare per non mancare la preghiera del Maghrib.

La donna fece quanto richiesto e ritornò vestita di un abito pulito e di un cuore
nuovo, si mise dietro lo Shaykh e pregò. Apprezzò la preghiera e ne gustò la
sua dolcezza e sentiva che questa le purificava il cuore.

Quando la preghiera fu finita lo Shaykh le disse: Vieni con me e taglia ogni
relazione che hai avuto con questo luogo e con le persone che lo frequentano e
cerca anche di cancellare dalla tua memoria il tempo passato qui. Domanda
costantemente ad Allah il perdono, e solleva il tuo stato con le buone azioni.

In verità per quanto sia grande l’adulterio non lo è come la miscredenza, Hind
[moglie di Abu Sufyàn] era miscredente e aveva nel suo cuore una grande

animosità verso il Profeta di Allah (su di lui la preghiera e la pace divine) al

punto di tentare di mangiare il fegato di suo zio Hamza (r.a), malgrado tutto ciò
[alla fine] credette all’Islam e fu tra le credenti sincere e noi nominandola
diciamo di lei: ‘che Allah sia soddisfatto di lei’.

Poi lo Shaykh la portò in una casa nella quale vivevano delle donne rette e gli
trovò un uomo virtuoso [come marito] a cui consigliò di prendersi cura di lei.

HADIT 1 di quaranta Detti Autentici del Profeta MUHAMMAD raccolti dall'Imam AN-NAWAWI

Il Principe dei Credenti Abu Hafs Omar ibn alKhattab (Dio si Compiaccia di Lui) ha detto: Ho sentito dire dal Messaggero di Allah (Su di Lui la Pace e la Benedizione di Dio): Le azioni valgono secondo le intenzioni ed ogni uomo avrà secondo il suo intento. Chi emigra per Allah e il suo Messaggero sappia che la sua emigrazione vale come fatta per Allah e il Suo Messaggero; mentre chi emigra per avere dei benefici materiali o per sposare una donna, sappia che la sua emigrazione vale per lo scopo per cui è emigrato ». Riferito dai due Imam studiosi in materia di Hadith, Abu Abdullah Muhammad ibn Ismail ibn Lbrahim ibn al-Mughira ibn Bardizbah al-.Bukhari e Abul Husain Muslim ibn al-Haggiag ibn Muslim al-Qushairi an-Naisaburi nei loro due Sahih che costituiscono le raccolte più autentiche delle tradizioni profetiche.

è permesso fare gli auguri di buon anno?


domanda: è permesso congratularsi con i non Musulmani in occasione del nuovo anno Gregoriano, il nuovo anno Hijri (lunare), e il Mawlid (il compleanno del Profeta)?

risposta: non è permesso offrire le congratulazioni in tali occasioni; poichè non è Mashru' (Islamicamente permesso) celebrarli.

[The Permanent Committee for Islamic Research and Fatawa - prima domanda della Fatwa n°20795 dal sito della Permanent Committee (fatwa degli Shuyukh: Bakr Abu Zayd, Salih Al-Fawzan, 'Abdullah ibn Ghudayyan, 'Abdul-'Aziz ibn 'Abdullah Al Al-Shaykh)]

domanda: molte persone si congratulano l’un l’altro all’inizio del nuovo anno del calendario Egiriano. Qual è la sentenza sul congratularsi l’un l’altro all’inizio di un nuovo anno? E i termini usati sono le loro parole “Felice anno nuovo” oppure “Possiate essere in buona salute ogni anno”. Questo è prescritto?

risposta: questa è un’innovazione. Questa è un’innovazione. E assomiglia al modo in cui i Cristiani si congratulano l’un l’altro nel conteggio del loro anno, e questo è qualcosa che i Salaf non facevano. Inoltre il conteggio dell’anno Egiriano è soltanto per la terminologia che venne fatta dai Compagni e solo allo scopo di scrivere la storia di ciò che è accaduto e le loro azioni. Solo allo scopo di scrivere la storia delle azioni. Non lo hanno fatto affinchè noi possiamo celebrarlo. O affinchè ci possiamo congratulare l’un l’altro. O affinchè facciamo questo e quello. No, questo non ha alcuna base. I Compagni lo hanno fatto soltanto per scrivere la storia delle azioni, per determinare esattamente il tempo delle loro azioni. Na’am.




chi torna all' ISLAM è PERCHè è STATO SCELTO DA ALLAH(gloria su di lui)

"Allah apre il cuore all'Islàm a coloro che vuole guidare , colui che vuole sviare, lo stringe e opprime il suo petto, come a chi fa sforzo a salire verso il cielo . Così Allah impone l'infamità a coloro che non credono."(sura An'am, vv 125)

alcune cose che dovrebbe fare un buon credente

. Cercare rifugio presso Allah da Satana. Allah l’Altissimo ha detto: “E se mai Satana ti tentasse, rifugiati in Allah. In verità Egli tutto ascolta e conosce” [41:36].
[Nota mia: Dire: "a`udhu bi Llahi mina shaytani rajim" (mi rifugio in Allah da Satana il lapidato).]


2. La recitazione delle due sure al-Falaq e an-Nas, perché hanno un grandissimo effetto nel ricercare rifugio presso Allah dal suo male, indeboliscono Satana e accordano protezione da lui. È per questo che il Messaggero, sallallahu `alayhi wa sallam, disse: “Nessuna persona cerca rifugio con qualcosa di simile al Mu`awwidhatayn (le sure al-Falaq and an-Nas)”. [an-Nasaa’i, 5337].



3. La recitazione dell’Ayat al-Kursi (2:255).



4. La recitazione della sura al-Baqarah. Il Messaggero, sallallahu `alayhi wa sallam, disse: “La casa nella quale viene recitata al-Baqarah non è avvicinata da Satana” [Muslim].



5. La parte finale della al-Baqarah. Il Messaggero, sallallahu `alayhi wa sallam, disse: “Chiunque recita gli ultimi due versi della al-Baqarah la notte, essi gli basteranno” [Muslim].



6. La recitazione dell’inizio della sura Mu’min (Ghafir), finché dice: “wa ilayhi-l-maseer” (la meta è verso di Lui). (ossia: “Hâ, Mîm. La Rivelazione del Libro [proviene] da Allah, l'Eccelso, il Sapiente, Colui che perdona il peccato, che accoglie il pentimento, che è severo nel castigo, il Magnanimo. Non c’è altro dio all’infuori di Lui. La meta è verso di Lui” [40:1-2]).



7. Dire “la ilaha ill Allah wahdahu la sharika lah, lahul mulku wa lahul hamdu wa huwa `ala kulli shay’in qadir” (non c’è nulla degno di essere adorato tranne Allah, Egli non ha consociati, Suo è il Dominio e la Lode, ed Egli è in grado di fare tutte le cose) cento volte.



8. La più benefica forma di protezione da Satana: l’abbondanza del ricordo di Allah, l’Eccelso.



9. L’abluzione e la preghiera, ed esse sono tra i più grandi mezzi di protezione, specialmente nel momento in cui emergono la rabbia e il desiderio.


10. L’astinenza dal troppo parlare, dal cibo e dal mischiarsi con la gente.

La lode appartiene a Dio, Clemente, Misericordioso, Unico e Grande.

Dio ci guidi tutti sulla Retta Via! Amin

asSalam 3alaykum wa rahmatullah wa barakatuh

non arrabbiarti

Un uomo chiese al profeta Muhammad (sallAllahu 3aley wa sallam): "Dammi un consiglio". Egli rispose: "Non arrabbiarti! Poiché Allah dice nel Sacro Corano "

LE VERITà SUL MATRIMONIO ISLAMICO

"Il matrimonio nell'Islam non è un sacramento ma un contratto verbale (che eventualmente puo' essere messo per iscritto) tra due persone che dichiarano di voler vivere insieme. E' un contratto un po' particolare perché finalizzato a fondare una famiglia.

Nell'Islam è il matrimonio che permette di avere relazioni intime. Esso costituisce una responsabilizzazione dell'uomo, in quanto il rapporto tra uomo e donna non si limita al piacere che l'uno ottiene dall'altro per la durata di un momento o di una serata. Il matrimonio ingenera, ancor prima di permetterne il piacere, una serie di diritti e di doveri.

In che cosa consistono i doveri del matrimonio? Entrambi gli sposi devono conoscerli prima di sposarsi.

Alcuni doveri sono comuni ad entrambi, marito e moglie:

1) Provare amore l'uno per l'altro:
Allah swt nel Corano dice: "E fa parte dei Suoi segni l'aver creato per voi, da voi stessi, delle spose affinché possiate riposare accanto a loro e l'aver posto tra voi amore e tenerezza" (Corano 30/21).
L'amore a volte è presente fin dall'inizio (a volte anche prima) e a volte no, ma in ogni caso bisogna custodirlo e farlo crescere con tutti i mezzi che rientrano nel quadro dell'etica islamica: dei sorrisi, dei piccoli regali, una passeggiata tra innamorati di tanto in tanto...
"Qual è l'essere umano che ami di più?", chiesero un giorno al Profeta sAaws. "E' Aisha", (la sposa del Profeta sAaws), rispose. "E tra gli uomini?" chiese la persona che aveva posto la domanda. "E' il padre di Aisha" (riportato da al-Bukhari).

2) Essere buoni con l'altro:
Essere buoni con il proprio coniuge significa avere della misericordia per lui, occuparsi del suo benessere, condividere le sue angosce e le sue gioie, in breve, vivere insieme, a due.
Il Profeta sAaws non si era rifugiato da sua moglie Khadija quando si era spaventato alla prima mùanifestazione dell'angelo? E Khadija rAa non si era presa il tempo di tranquillizzarlo con parole confortanti e di portarlo più tardi da suo cugino Waraqa? (riportato da al-Bukhari)
Una notte che il Profeta sAaws non riusciva a dormire, la sua sposa Aisha rAa gli disse: "Che cosa ti succede, o Inviato di Allah?" (riportato da Ahmad). Il Profeta stesso sAaws, racconta Aisha rAa, "si prendeva cura di me in modo particolare (al-lutf) quando ero malata" (riportato da al-Bukhari). E il Profeta sAaws faceva delle corse a piedi con la sua sposa Aisha rAa e la faceva assistere ai giochi degli abissini.

3) Farsi belli per l'altro:
Ibn Abbas diceva: "Amo rendermi bello per mia moglie e amo che lei si rende bella per me..." (riportato da at-Tabari)

4) Vivere insieme la propria sessualità:
E' un dovere che incombe a entrambi e non solo alla donna. Gli ahadith vanno nei due sensi (in particolare quello di Ibn Amr, al quale il Profeta sAaws, enumerando i doveri che aveva e chiedendogli di non esagerare, disse: "... e tua moglie ha dei diritti su di te", riportato da al-Bukhari). Ibn Taymiyya dice, in sostanza: "La donna ha diritto al soddisfacimento della propria sessualità tanto quanto lo desidera" (Majmu fatawa Ibn Taymiyya, vol. 28 pagg. 383-384 e vol. 32 pag. 271).
Tuttavia, sia per l'uno che per l'altro coniuge, non si tratta di vivere l'atto sessuale come un puro dovere ma come una prova d'intimità, come il prolungamento naturale dell'amore, della bontà, del rendersi belli e dell'intimità che ciascuno conosce nei confronti dell'altro.

5) Avere una giusta fiducia l'uno nell'altro:
E' un dovere restare fedele all'altro (e non cadere nelle relazioni extraconiugali, az-zina) e l'altro è naturalmente portato a esprimere attenzione a riguardo. Si crea quindi un equilibrio che porta ciascuno a contribuire alla fedeltà dell'altro. Ma l'attenzione che si ha nei confronti dell'altro non deve essere soffocante al punto da avere dei sospetti inutili o che si crei un clima dove manca la fiducia. Deve regnare una giusta fiducia. Il Profeta sAaws ha detto: "C'è una gelosia (ghayra) che Allah ama e una gelosia che Egli non ama. La gelosia che Allah ama è quella che compare davanti ad un problema reale (riba). E la gelosia che Allah non ama è quella che esiste quando non c'è un problema (ribah)" (riportato da Abu Dawud). Quanto al fatto di uccidere la propria sposa sulla base del puro sospetto (il che accade in certi paesi dove la tradizione tribale e l'ignoranza prevalgono sull'Islam), questo non ha assolutamente nessun legame con l'Islam.

(tratto dal sito "la maison de l'islam" )

Ci sono altri doveri che sono specifici per il marito o la moglie:

6) il marito ha il dovere di assumersi la responsabilità di capofamiglia
Allah swt nel Corano dice: "Gli uomini sono preposti alle donne..." (Corano 4/34). L'essere preposti deriva dal ruolo di capofamiglia (wallahu a'lam)

7) il marito deve sovvenire ai bisogni della moglie ( e dei bambini)
Il Profeta sAaws ha detto: "...e le vostre mogli hanno il diritto di essere mantenute secondo le buone consuetudini" (riportato da Muslim)

8) la sposa ha il dovere di assumersi la responsabilità della gestione della vita domestica:
il Profeta sAaws ha detto: "E la donna è un pastore pre la casa di suo marito e dei suoi figli e gliene sarà chiesto conto" (riportato da al-Bukhari e Muslim)

9) la moglie ha il dovere di assumersi la responsabilità dell'educazione dei bambini
vedi il detto riportato sopra.

Per questi quattro doveri specifici ci sono tuttavia delle sfumature per entrambe le parti:

10) capofamiglia non significa dittatore: il marito deve consultare (shura) la moglie nei limiti del possibile.
Il Profeta sAaws un giorno ando' da un ansar a chiedere la mano della sua figlia Julaybib per conto di un altro e il padre della ragazza disse: "Consultero' la madre di Julaybib" "Benissimo", rispose il Profeta sAaws. E ci sono numerosi altri ahadith che raccontano come il Profeta avesse ascoltato il consiglio della moglie Khadija in occasione della prima rivelazione, quello di Umm Salama a Hudaybiyya, ecc.
In pratica, ciascun coniuge dovrebbe consultare l'altro nei limiti del possibile, lasciando al marito la decisione finale per quello che riguarda le questioni famigliari.

11) il marito è il solo responsabile del mantenimento della famiglia, ma se la moglie vuole aiutarlo puo' farlo:
In effetti, nulla glielo impedisce e nulla la obbliga a farlo. Zaynab, moglie di Ibn Mas'ud, aveva deciso di aiutare il marito che era più povero di lei (riportato da al-Bukhari)

12) il marito deve aiutare la moglie nei lavori domestici (secondo alcuni sapienti, se ne ha i mezzi, deve assumere una domestica, ad esempio):
"Quando il Profeta sAaws era a casa sua era al servizio della sua famiglia", racconta la sua sposa Aisha rAa. "Poi, quando arrivava il momento della preghiera, usciva per andare a pregare" (riportato da al-Bukhari). Jabir ibn Abdillah, che aveva invitato il Profeta sAaws a mangiare a casa sua, aiuto' sua moglie a preparare il pranzo (riportato da al-Bukhari).

13) la moglie deve educare i bambini ma non da sola, il marito è tenuto ad aiutarla:
Il Profeta sAaws aveva insegnato a Omar ibn Abi Salama, figlio della sua sposa Umm Salama, le regole da osservare a tavola (riportato da al-Bukhari).

Tutti questi doveri sono estratti dal libro Tahrir ul-mar'a fi 'asr ir-rissalah (L'emancipazione della donna all'epoca della rivelazione, tradotto in francese con il titolo Enciclopedia della donna), vol.5.

Il marito, un dittatore?

Come abbiamo visto sopra, il marito è il capofamiglia. E alla donna è richiesto, dal punto di vista islamico, di obbedire al marito. Ma sarebbe sbagliato vedere in questo dovere da parte della donna il diritto dell'uomo di essere un dittatore. Prima di tutto, l'islam ricorda che non c'è nessuna obbedienza ad una creatura nella disobbedienza al Creatore (Allah), il che limita le prerogative del marito. E poi, come abbiamo visto sopra, il marito deve consultare la moglie e non prendere tutte le decisioni da solo. Il marito deve anche ricordarsi la priorità nel ricordare (le regole, ndt): quanti mariti, troppo ansiosi, obbligano la moglie a praticare sempre più regole islamiche provocando con cio' una specie di frattura. Infine, l'islam chiede al marito di sorvolare sui piccoli difetti della moglie. Il Profeta sAaws ha detto: "Seguite il mio consiglio, comportatevi bene con le vostre mogli. Perché la donna è stata creata da una costola: non resterà mai sempre dritta per te. Se cerchi di raddrizzarla, la spezzi. E se la lasci cosi' com'è, resta storta. Seguite allora il mio consiglio, comportatevi bene con la vostra moglie." (riportato da Muslim). In un'altra versione si legge: "Spezzarla significa divorziare." (riportato da Muslim) "Se egli (il marito) non ama un tratto del suo (della moglie) carattere, che tenga in considerazione il tratto che ama" (riportato da Muslim). Il Profeta sAaws ha voluto mostrare ai mariti che la donna è, per certi aspetti, di natura diversa rispetto all'uomo: non bisogna prendersela con lei ma essere pazienti. Colui che se la prende con la moglie per delle piccolezze e non riesce a sorvolare, rischia di spezzarla, dice il Profeta sAaws. In effetti, la donna non dà priorità alla ragione come l'uomo ma dà la priorità ai suoi sentimenti, per questo motivo il fatto di argomentare le proprie posizioni non porta a niente durante le dispute coniugali.

Allah swt nel Corano dice: "Quanto a loro (le donne), esse hanno dei diritti e dei doveri, in abse alle buone consuetidini. Gli uomini tuttavia hanno una preminenza su di loro." (Corano 2/228). Tale "preminenza dell'uomo sulla donna" significa, secondo Ibn Abbas, "il fatto che l'uomo è in grado di lasciar perdere una parte dei suoi diritti che ha sulla donna, assolvendo comunque, da parte sua, a tutti i diritti che la donna ha su di lui" (riportato da at-Tabari che ritiene che, di tutti i commenti su questa frase, questa è la più vicina alla verità). Ibn Abbas diceva: "Io non voglio reclamare tutti i diritti che mi tornano perché Allah swt dice: "Gli uomini hanno una preminenza su di loro." (riportato da at-Tabari).

Qualsiasi marito vorrebbe, quando rientra a casa stanco la sera, trovare la sua sposa felice e che con uno dei suoi sorrisi fa scomparire la sua fatica. Ma tutti i mariti sanno anche che ci sono giorni in cui non è cosi' e, al contrario, si vede rimproverare cose che non ha fatto, il che aumenta la sua fatica e la tensione. Bisogna allora essere pazienti, dirsi che domani andrà meglio insha Allah, e ricordarsi che anche il Profeta sAaws ha conosciuto questi momenti con le sue spose e ha dato prova di pazienza: è riportato da Bukhari e Muslim.

E' altrettanto vero che la moglie non dovrebbe andare a raccontare, come accade a volte, a sua madre i piccoli problemi di coppia. E un marito allo stesso modo non dovrebbe andare a raccontare ai suoi amici, e questo anche succede purtroppo, i suoi piccoli problemi coniugali. E' solo in caso di problemi gravi (ad esempio, un giorno un marito picchia la moglie) che ci si deve andare a lamentare da chi puo' prendere le misure necessarie. All'epoca del Profeta sAaws, le donne erano andate a lamentarsi dalle mogli del Profeta sAaws perché i loro mariti le picchiavano ed il Profeta sAaws era intervenuto (citato in Riyadu as-salihin). Ma per i piccoli problemi bisogna dar prova di pazienza.

L'amore si deve curare per tutta la vita. Un sorriso, una complicità, una carezza, un'occhiolino, un piccolo regalo di tanto in tanto, una passeggiata tra innamorati...non è forse in linea con i principi lasciati dal Profeta sAaws? Egli non ha forse detto che "il marito sarà ricompensato per il cibo che per gioco porta alla bocca della sua sposa" (riportato da Bukhari e Muslim)?

Infine, ciascuno deve ricordarsi che bisogna considerare i propri doveri prima dei diritti e che non bisogna considerare le relazioni della coppia solo nell'ottica "diritti-doveri" ma soprattutto e prima di tutto sotto l'ottica "affetto-amore-perdono".

wa Allahu a'lam

La maison de l'Islam, autore dell'articolo Anas Ahmad Lala"

LE FALSE INFORMAZIONI SULLA VITA DELLE DONNE MUSULMANE

La donna è sottomessa all’ uomo.
Falso. La donna, così come l’ uomo, deve essere sottomessa unicamente al Creatore. E’ comunque ovvio che, se il padre o il marito di chiunque di noi, essendo davanti a Dio responsabili in primis della propria famiglia, ci suggeriscono di evitare un determinato comportamento che potrebbe nuocere a noi stesse, alla nostra famiglia, alla religione o ad altri, è bene ascoltarli (sempre nel caso che ciò che ci propongono sia in accordo con l’ Islam, perché in caso contrario, dovremmo rifiutarci di obbedire), ma questa non è sottomissione. A chiunque è capitato di ricevere dei consigli dai propri amici, e di trarre giovamento da essi, perché non accettare che questo venga fatto dagli uomini della propria famiglia? Solo per orgoglio?
Alla donna non è permesso uscire.
Falso. C’ è un detto del Profeta Mohammed (pace su di lui) che, rivolgendosi alla propria moglie Sawda, dice :”Allah ti ha permesso di uscire per le tue necessità”. Quindi, la donna è libera di andare a svolgere le proprie lecite mansioni anche fuori casa.
Il velo e l’ abbigliamento islamico non sono obbligatori.
Falso. Per le credenti è l’ esatto contrario. Allah lo dice in un versetto del Sacro Corano “Copritevi dei vostri veli per essere riconosciute e non essere molestate”. Chi fa un’ affermazione che dice l’ opposto di ciò che è riportato nel Corano, è in evidente errore.
Il velo e l’ abbigliamento islamico possono essere imposti alla donna dalla propria famiglia o dal proprio marito.
Falso. Uno dei principi dell’ Islam, riportati nel Sacro Corano, è “Non c’ è costrizione nella religione”. E siccome nella nostra religione sono le intenzioni che contano, indossare il velo soltanto per far tacere i rimproveri delle nostre famiglie, snaturerebbe il significato religioso di questa pratica, quindi dinnanzi a Dio, non avrebbe alcun valore. Comunque, è anche ovvio che la famiglia deve dare ai figli (maschi e femmine) una corretta educazione religiosa, che, sicuramente porterà, fra gli altri, il beneficio di sentire da sé il bisogno di indossare il velo per amore e timore di Allah, rendendolo un piacere e non una sorta di costrizione psicologica.
La donna è un individuo di serie “b” rispetto all’ uomo.
Falso. L’ uomo, come del resto accade nella maggior parte delle famiglie del mondo, è il capo-famiglia, ma ciò non significa che la donna non abbia un ruolo fondamentale in essa. Infatti, a lei è designato uno dei compiti più difficoltosi: l’ educazione dei figli. Ciò dimostra che eccome se abbiamo importanza! Se non la avessimo, non dovremmo svolgere un compito così fondamentale, che sicuramente influisce in modo diretto anche sulla società esterna. Educare bene un figlio, significa formare un uomo onesto e corretto della società futura, che eviterà di spargere corruzione sulla Terra, e che anzi, nel suo piccolo, se Dio vorrà, potrà contribuire a migliorarla.
La donna musulmana deve subire l’ infibulazione.
Falso. Questa pratica barbara e crudele, proviene da usanze tribali risalenti addirittura all’ epoca faraonica, che assolutamente non ha niente a che fare con l’ Islam, infatti non viene citata né dal Corano, né dalle raccolte di detti e fatti del Profeta Mohammed (p.b.s.l.). E’ vero che in molti paesi islamici viene tuttora praticata, ma soltanto per tradizione, ed anche in questi stati sta cadendo in disuso, perchè vi è una grande mobilitazione anche da parte dei musulmani e delle musulmane stesse che lavorano per abolire questa pratica una volta per tutte.
La donna musulmana non è libera di scegliere con chi e se sposarsi.
Falso. Anche in questo caso, vi è un hadit del Profeta Mohammed (pbsl) che dice: “non sposate una vergine senza il suo consenso…”. Perciò, i matrimoni imposti non hanno nulla a che fare con l’ Islam. Anzi, se ciò capita (del resto, anche nel mondo non islamico possono, purtroppo, accadere queste cose), la donna per legge può ottenerne l’ annullamento.

cosa pensa l' islam dei trapianti?

(Dagli atti del convegno "Religioni e trapianti", organizzato dall'AIDO Associazioni Italiana Donatori Organi, Monza, 5 dicembre 2000)

LA RELIGIONE ISLAMICA

Dr. Rosario Pasquini Segretario del Centro Islamico di Milano e Lombardia

Nel nome di Allàh il sommamente Misericordioso il Clementissimo

Nella visione islamica della vita, del mondo e dell'uomo l'esistente visibile e invisibile è stato prodotto dal nulla da Dio con un atto della Sua volontà ed ha ricevuto da Dio le regole di esistenza. Iddio, quindi è l'unico Creatore e l'unico Legislatore dell'esistente. L'esistente, nel quale l'uomo vive, è costituito dall'uomo e da tutto ciò che uomo non è. La divisione è importante perché mentre tutto ciò che uomo non obbedisce meccanicamente alle leggi di Dio, l'uomo fa eccezione, poiché ha ricevuto in sorte da Dio un destino di vita ultraterrena, eterna in uno dei due luoghi che per essa sono stati creati e che sono il Paradiso e l'Inferno.

In funzione di questo destino di vita futura l'uomo ha ricevuto il libero arbitrio, sicché il suo vivere può essere coerente al codice di vita dato da Dio per conseguire il Paradiso, come può non esserlo, quando vive secondo un codice di vita diverso da quello dato da Dio. Iddio, sia gloria a Lui l'Altissimo, ha dato all'uomo norme di comportamento nella sua relazione con il suo Creatore, nelle sue relazioni con le creature umane, nelle sue relazioni con le creature non umane e con l'ambiente. Tutto è stato regolato e il comportamento conforme al Codice di norme di comportamento date da Dio è il contenuto comportamentale dell'Islàm.

Tutti i campi d'azione dell'uomo e tutte le sfere dell'attività umana hanno regolamenti divini per la realizzazione islamica dell'uomo nei comportamenti indicati da Dio: L'uomo, quindi, non è coatto all'obbedienza, come il resto del creato, ma è libero. La fonte normativa del comportamento umano che realizza l'armonia interiore, l'armonia con Dio, l'armonia con gli uomini e l'armonia con le altre creature e il creato è il Sublime Corano, che è la traduzione in realtà del Creato nei suoni e nei segni della lingua araba della I'Increata Parola di Dio, l'Eterno, inimitabile, immodificabile, i cui significati coprono in modo esplicito o in modo implicito tutti i possibili eventi di cui l'uomo è e sarà protagonista fino al giorno della resurrezione.

Tutto il possibile, quanto a comportamenti umani, è stato regolato nel testo Coranico, nel quale numerosi brani segnalano che il Profeta Muhàmmad, che Dio lo benedica e l'abbia in gloria, è investito di un potere normativo, sicché obbedisce a Dio chi obbedisce a lui. E il Profeta, che Iddio lo benedica e l'abbia in gloria, ha dettato numerose norme di attuazione del Sublime Corano, che, in forza del richiamo coranico, hanno vigore di legge per il Musulmano. Nel Sublime Corano e nell'insegnamento del Profeta, che Iddio lo benedica e l'abbia in gloria, per effetto della delega normativa ricevuta da Dio, è indicato il criterio esegetico da seguire per enucleare dal testo coranico e dall'insegnamento del Profeta il regolamento per situazioni nuove per l'uomo, ma non ignote a Dio, non esplicitamente già regolate nel testo coranico, ma già implicite in esso. Le regole di condotta da seguire per gestire situazioni non presenti nel Sublime Corano e nella Nobile Sunna non sono "nuove" come emanazione, ma come attuazione.

Iddio ha dotato l'uomo del raziocinio che è lo strumento per mezzo del quale si estrae dalla normativa coranica la regola islamica, che governa una fattispecie nuova di attività, attraverso il ragionamento analogico.

I trapianti, quindi, come attività di recente apparizione nella vita dell'uomo, hanno ricevuto da Dio un regolamento, che prende forma normativa mediante i principi generali dell'ordinamento sciaraitico enunciati nel Sublime Corano e nell'insegnamento dottrinale del Profeta, che Allàh lo benedica e lo abbia in gloria, e nei suoi precetti.Nel Sublime Corano, Allàh, rifulga lo splendore della sua Luce, proclama che: Chiunque salvi la vita a un uomo è come se avesse salvato l'umanità intera. Il Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e lo abbia in gloria, disse: Non c'è malattia per cui Allàh non abbia creato il rimedio, tranne che per la morte.

Da numerose ayàt del Sublime Corano si evince che lo stato di necessità e l'interesse pubblico giustificano azioni, che sono normalmente illecite. Esempio: mangiare carne di porco, non essendo disponibile altro, per non morire di fame, così come bere bevande alcooliche, per non morire di sete, in mancanza di altra bevanda. In questa sede, una più approfondita dissertazione di ermeneutica in ordine alla posizione dell'Islàm nei confronti dei trapianti di organi, è ultronea, mentre perfettamente in tema è la disamina dei risultati della ricerca delle norme, che lo regolano. Diversi sono i casi.

Il primo caso è quello del trapianto di un organo nella stessa persona, come la pelle o la trasfusione di sangue.Il secondo caso è quello del trapianto da un vivente ad altro vivente e in questo secondo caso si deve distinguere tra due tipi di organi.

Bisogna fare distinzione tra: 1. organo essenziale per la vita della persona; 2. organo non essenziale alla vita della persona. L' organo essenziale per la vita può essere: 1. unico, come il cuore e il fegato 2. doppio, come i reni. L'organo essenziale e indispensabile per la vita si può anche distinguere in: a) organo la cui presenza nel corpo è necessaria nella sua totalità perché irriproducibile b) organo che viene prodotto dal corpo, come il sangue c) organo che ha influenza sui geni, la parentela, la personalità del soggetto (testicoli, ovaie, apparato nervoso). Fatte le distinzioni di cui sopra possiamo dire, dal punto di vista sciaraitico quanto segue in ordine al trapianto:

1) E' permesso il trapianto di una parte del corpo di una persona in altra parte della stessa persona, quando il beneficio che deriva dal trapianto di una parte del corpo è maggiore del danno che deriva dal suo espianto, subordinatamente alla possibilità che con detta operazione si attivi la funzione svolta da un organo venuto a mancare, o venga riattivata la funzione di un organo presente, o eliminato un difetto, che possa causare un danno psicologico, o organico

2) E' permesso il trapianto da vivo a vivo di elementi del corpo che si rinnovano come il sangue e la pelle. Naturalmente, l'operazione è subordinata al consenso espresso dal soggetto "donatore", il quale deve essere in possesso pieno delle sue facoltà mentali.

3) E' permessa la utilizzazione, a scopo di impianto in una persona diversa, di parte del corpo ectomizzata per malattia, ma nella quale parte ectomizzata è presente una parte sana utilizzabile per trapianto. Esempio: utilizzazione di una cornea sana di occhio asportato perché malato di tumore.

4) Non è lecito il trapianto di un organo necessario e indispensabile per vivere da un vivente, in quanto tale operazione, essendo causa di morte per il "donatore", configura un vero e proprio omicidio.

5) Non è lecito eseguire un trapianto di un organo da un vivente, quando I'espianto produce la perdita totale di una funzione essenziale della vita del "donatore", anche se non causa la morte. Esempio: tutte e due le cornee.

6) E' lecito il trapianto a un vivente di un organo espiantato da un morto, anche se si tratta di un organo necessario per la vita e svolga una funzione essenziale, a condizione che il defunto, da cui viene espiantato l'organo, abbia dato, quando era in vita, il suo consenso, o, quando ci sono i parenti, siano essi a dare il consenso, o, in mancanza di parenti, sia l'autorità.

La liceità del consenso per la donazione di un organo è un presupposto della liceità del trapianto, sicché è illecito il trapianto di organi che hanno formato oggetto di commercio, perché è illecita la disposizione della propria persona, o di parti di essa, a scopo di lucro. Non è, comunque, da escludere la liceità di eventuali donazioni, o riconoscimenti, che l'usufruente dell' organo elargisca a titolo di donativo e non come corrispettivo di una transazione commerciale. Riguardo agli organi dell'apparato sessuale bisogna distinguere tra:

1 . Organi che trasmettono le caratteristiche genetiche

2. Organi che non trasmettono le caratteristiche.

E' illecito il trapianto dei testicoli e delle ovaie, poiché questi due organi continuano, nel corpo in cui sono stati trapiantati, le caratteristiche ereditarie della persona da cui provengono, mentre è lecito il trapianto di quelle parti che non trasmettono caratteristiche genetiche, condizionatamente al rispetto delle regole relative al consenso e alla gratuità.

Per quanto riguarda il sistema nervoso il trapianto di cellule di esso nello stesso corpo è lecito.Per quanto riguarda il prelievo di cellule dal feto, il trapianto non è proibito, se ci sono possibilità di riuscita e non c'è un impedimento sciaraitico. Se la fonte del tessuto di cellule viventi da trapiantare è il cervello di feto, che ha più di 10-1 1 settimane, si distinguono i seguenti casi:

1) E' illecito il trapianto di cellule cerebrali, prelevate direttamente dal feto nel l'utero, causando con l'apertura di esso, la morte del feto.

2) E' lecito, invece, quando il prelievo avviene su feto disponibile a causa di aborto naturale, o non provocato, oppure di un aborto a scopo terapeutico, cioè dell'aborto nell'alternativa tra salvare la vita della madre o quella del nascituro.

E' lecito, in prospettiva, il trapianto di cellule cerebrali coltivate in vitro per la loro utilizzazione a richiesta, sempre che le cellule di cui trattasi siano state acquisite in modo sciaraitico. Nel caso che si verifichi la nascita di una creaturina senza cervello completo, non si possono prelevare dal suo corpo degli organi fino a che non ne sia stata accertata la morte e per l'espianto degli organi è necessario il consenso dei genitori.

Non è sciaraiticamente proibito fare in modo che il neonato cerebromancante sia mantenuto in vita artificialmente per conservare i suoi organi in vista di un trapianto imminente. Ci sono altre norme che regolano la donazione degli organi:

1) Rispetto della volontà del donatore, se il donatore ha espresso la sua volontà di donare i suoi organi a una persona, o quella dei suoi eredi, che abbiano indicato una persona precisa come destinataria della donazione

2) Se il defunto ha indicato la persona destinataria dei suoi organi post-mortem per testamento, gli eredi non possono cambiare destinatario

3) Nel caso che la legge preveda che in caso di mancanza di testamento, o donazione, o non ci sia dichiarazione di rifiuto, si debba presumere il consenso, in questo caso l'assenza di dichiarazione di rifiuto si considera consenso e il trapianto puٍò essere eseguito.

Questo, in sintesi, è quanto prevede I'Islàm in ordine al trapianto di organi, secondo l'interpretazione prevalente dei giurisperiti musulmani, che derivano le regole del trapianto dalla lettura del Sublime Corano e dagli insegnamenti del Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria. E la Lode appartiene ad Allah II padrone e Signore di tutto ciò che esiste.

l' importanza del pentimento

I In nome di Allah, il Compassionevole il Misericordioso

I meriti e l'obbligo del pentimento

L'obbligo di pentirsi è perpetuo, poiché ciascun individuo commette dei peccati e nessuno è esente da difetti, e il grado di gravità di questi peccati varia tra i vari uomini. Allàh -l'Altissimo- ha ordinato ai Suoi servi di pentirsi, promettendo loro:

"…In verità Allàh ama coloro che si pentono e coloro che si purificano." (al Baqara, 222)



E il Messaggero di Allàh -SallaAllàhu 'alayhi waSallam- esortava gli uomini al pentimento, dicendo: «O uomini! Ritornate al vostro Signore pentiti! In quanto a me, mi pento cento volte al giorno», riportato da Muslim.

Il Signore ha onorato il nostro Profeta -pace e benedizioni su di lui- rivelandogli:

"affinché Allàh ti perdoni le tue colpe passate e future…" (al Fath, 2)

Malgrado questo grande favore,Egli ('alayhi salaat wa salam) ritornava ad Allàh (Subhana Wa Ta'ala), pentito, cento volte al giorno. Quale sarà allora la condizione di un'altra persona?


Le condizioni del pentimento:

La penitenza sincera: il pentimento è una penitenza sincera, che comprende una determinazione, un fine e una conoscenza che i peccati formano degli ostacoli che si innalzano sul cammino che conduce l'uomo verso il suo Signore. Uno dei segni è la profonda tristezza che si prova, simile a quella che prova un uomo al quale sia stato annunciato che una catastrofe o una disgrazia accadrà a suo figlio o ad un suo parente; quale sarà la sua ansia? Inoltre, vi è un essere che gli sarà più caro di se stesso? E quale castigo o quale sanzione è più severa e dolorosa del Fuoco? E vi potrebbe mai essere qualcuno più veridico del Profeta ('alayhi salaat wa salam), che esortava gli uomini a pentirsi?


La determinazione: che consiste nell'avere l'intenzione di non ricadere più nello stesso peccato o in un altro simile. Questa determinazione deve essere pronta senza alcun ritardo, anche se l'uomo immagini di poter essere recidivo in futuro, ma il suo pentimento non sarà accettato se non avverrà immediatamente, su due piedi.

La rinuncia al peccato: poiché colui che si pente con la bocca mentre sta perseverando nel suo peccato sarà simile ad una persona che si prenda gioco del suo Signore, e la sua implorazione di perdono esige ben altro. Stai in guardia, dunque, fratello, di non incorrere nello stesso peccato proprio mentre stai chiedendo ad Allàh -gloria a Lui, l'Altissimo- di perdonartelo.Ai nostri giorni molti uomini commettono dei peccati incoscientemente, ma si tratta di peccati molto gravi, come: lo shirk (associazione di qualcosa o qualcuno ad Allàh -l'Altissimo); la disobbedienza ai genitori; le parole menzognere; la maldicenza, menzionando i difetti del tuo fratello, anche se questi si trovino in lui, ma gli ripugnano; la calunnia; la menzogna; l'insulto; la maledizione; le parole oscene; il fatto di nuocere al Musulmano con atti o parole; la congettura; la gelosia; l'odio reciproco; l'invidia; la fuga dagli altri; lo spiare; il disprezzo degli altri; l'inorgoglirsi di se stessi; il fatto di aggiungere alle elemosine delle parole sgarbate; l'ipocrisia; l'usura; il commercio dell'alcol; il dolo; il tradimento; l'adulterio commesso con l'occhio, l'orecchio, la mano, il piede, la lingua e il sesso; l'isolarsi con una donna che non è parente stretta (mahrim); l'abbigliarsi sconvenientemente, il canto e la musica sconvenienti; il radersi la barba; il "cambiamento della creazione" (ad esempio portando una parrucca); la consumazione di bevande inebrianti; il tabacco e ciٍ che nuoce alla salute; l'indossare la seta e l'oro da parte degli uomini; le rappresentazioni figurate e le statue; il giudizio non conforme al Libro di Allàh (Subhana Wa Ta'ala), ma alle "leggi positive" che lo contraddicono; il pessimismo e la consultazione dei veggenti, anche per scherzo.

La compensazione della ingiustizie: quando sono stati lesi i diritti altrui. In questo caso, il penitente è tenuto a compiere delle buone azioni per cancellare quelle cattive, e gli atti che possono espiarle, quali: l'amore di Allàh -gloria a Lui, l'Altissimo, del Suo Profeta ('alayhi salaat wa salam) e dei credenti; mostrarsi ostile ai loro avversari; il timore di Allàh (Subhana Wa Ta'ala); il pianto paventando il Suo castigo; l'implorazione della Sua Misericordia; affidarsi ad Allàh (Subhana Wa Ta'ala); l'umiltà dinanzi a Lui e il bisogno del Suo aiuto; il gradimento del Suo giudizio; la pazienza nel caso in cui si debbano affrontare delle prove; la riconoscenza dei Suoi benefici; la sottomissione ai Suoi decreti; l'osservanza della Sunnah del Suo Profeta ('alayhi salaat wa salam); il rigetto delle innovazioni non conformi alla religione; l'ascetismo; l'accontentarsi di un po' di bene; la competizione negli affari riguardanti la Vita Futura; l'attivismo nel compimento delle opere gradite ad Allàh (Subhana Wa Ta'ala), temendoLo; l'abbandono di tutto ciٍ che suscita il dubbio; la pietà; la modestia; la clemenza; la mansuetudine; il perdono; l'allontanarsi dagli ignoranti; il dispiacere provato nel caso in cui le Leggi di Allàh -gloria a Lui, l'Altissimo- siano violate; l'osservanza delle cinque preghiere quotidiane, compiendole in comune nelle moschee, soprattutto quella dell'alba e della sera; la menzione (ricordo) di Allàh (Subhana Wa Ta'ala) mattino e sera in ogni circostanza; la lettura del Corano e l'impararlo a memoria; la richiesta di perdono; la preghiera notturna; essere presenti nei raduni di scienza; l'ordine di fare il bene e l'impedire il male; la visita ai malati; l'assistenza ai convogli funebri; la visita ai cimiteri; la castità; l'astensione dall'intrattenimento privato con una donna che non sia una parente stretta (mahrim) e dal toccarla; la pietà filiale; il mantenimento dei legami di parentela; la meditazione della creazione dei cieli e della terra; l'osservanza del silenzio se non per dire del bene; le elemosine e il digiuno volontario; l'allontanamento dai cattivi compagni; lo studio delle scienze religiose e la partecipazione alle opere di carità.

La sollecitudine ad operare senza ritardo: ciٍ significa che molta gente non bada a questi favori se non quando scompaiono, e le cause di ciٍ sono l'amore per il basso mondo e l'ignoranza. Per spiegare questo, si dice: quando l'uomo vive tranquillamente, si lascia andare ai suoi piaceri accontentandosi di ciٍ che possiede come ricchezze, figli e dimora confortevole; il suo cuore sarà legato a tutti questi benefici, dimenticherà la morte, tarderà a pentirsi e se ci penserà dirà a se stesso: i giorni da vivere sono ancora tanti, penserٍ a pentirmi quando sarٍ vecchio. Non smetterà di divertirsi fino al sopraggiungere della morte, questo distruttore dei piaceri che giungerà senza distinzione presso un giovane o un vecchio, in una stagione o in un'altra, di giorno o di notte. Una volta trovatosi dinanzi alla morte, proverà un vivo rimorso, ma sarà troppo tardi. Il Profeta -pace e benedizioni su di lui- disse: «Numerosi uomini abusano di due favori: la salute e il tempo», riportato da Ahmad


Dunque questa sollecitudine a pentirsi ed implorare perdono emana dall'anima che, quando verrà ripresa (nel momento della morte) farà interrompere ogni genere di opera mediante cui vi avvicinate ad Allàh -a Lui la Potenza e la Gloria- Che dice, esortando gli uomini:

"…Annuncia la lieta novella ai Miei servi, che ascoltano (attenti) la Parola e obbediscono a quanto di meglio essa contiene. Essi sono coloro che Allàh ha guidato, sono i dotati di intelletto." (az Zumar, 17/18)

(tratto da "Alcune nozioni importanti sull'Islam" dello Shaykh Muhammad ibn Jamil Zaynu)

Insegnamenti di vita,IMPORTANTI


Bismillahi Arrahmani Arrahim...


E' riportato che il nostro Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) disse: "Il mio Signore mi ha comunicato nove insegnamenti che vi trasmetto. Mi ha raccomandato:

- di essere sincero, sia in pubblico che in privato.

- di essere giusto, sia nella gioia che nella collera.

- di far prova di moderazione sia nell'abbondanza che nella povertà.

- di ristabilire le relazioni con coloro che le hanno rotte.

- di donare a coloro che mi privano.

- di perdonare a coloro che mi nuocciono.

- di far sì che il mio silenzio sia una meditazione.

- di rendere il mio discorso un ricordo di Allah (SWT).

- di trarre lezioni dagli avvenimenti della vita"

[riportato da Razîn]


gli insegnamenti che traggo:

Si tratta di importanti raccomandazioni rivelate da Allah (SWT) al Suo Profeta (salllAllahu 'alayhi waSallam). Egli vi si conformò lungo tutto il corso della sua vita. Fu l'incarnazione perfetta di queste virtù, che trasmise anche a noi. Esse costituiscono il fondamento dell'etica islamica; non si tratta di una qualsiasi etica, ma dell'etica insegnata da Allah (SWT) al Suo Profeta (s). I principi di questa etica esigono da coloro che auspicano di conformarvisi degli sforzi particolari, un lavoro di autoeducazione, e dei sacrifici. Non è né agevole né semplice conformarvisi, ma questi principi si fondano su dei valori durevoli e sono fonte di eterni benefici.

E' questa la nostra sfida quotidiana: come rispettare e mettere in pratica le regole di questa etica nella nostra vita di ogni giorno? La sfida consiste nel conformarsi a quest'etica qualunque siano le circostanze, e non unicamente nei periodi di agiatezza e benessere. La nostra sfida consiste non soltanto nel vivere in conformità con questi principi, ma anche nel trasmetterli alle nuove generazioni allo scopo di formare e costituire una comunità composta da credenti che si sforzino di operare con dedizione per il rispetto e l'osservanza di questi principi.

1. La sincerità

Il primissimo fondamento dell'etica islamica è la sincerità, che rinvia alla purezza del cuore e dell'intenzione. Essere sincero significa essere veridico e onesto. La sincerità è necessaria qualunque sia la nostra situazione, sia in privato che in pubblico. Tuttavia, molti non possiedono questa sincerità. Conducono quindi una vita simile a quella degli ipocriti. Altri manifestano una certa sincerità quando sono in pubblico, ma appena si ritrovano in privato e nessuno più li guarda, il loro comportamento cambia. La vera sincerità nasce dal timore di Allah (SWT), che troviamo menzionato nell'hadîth risalente al Messaggero di Allah (sallAllahu 'alayhi waSallam): "Il timore di Allah, in privato e in pubblico"

2. La giustizia

E' indispensabile essere giusti ed equi con tutti, che si tratti di amici o di nemici, e sia nella gioia che nella collera. E' semplice parlare di giustizia quando ci si trova nel benessere, lontano dai conflitti e dalle agitazioni di questo mondo. E' per questo che la vera sfida consiste nel non rinunciare all'equità anche nei confronti di coloro che provocano la nostra collera. Così, dobbiamo essere giusti anche nei confronti di coloro che ci detestano e che non smettono di opporsi a noi e maltrattarci. Questa giustizia non dovrà soltanto tradursi in parole, ma dovrà manifestarsi anche attraverso le nostre azioni.

3. La moderazione

Si tratta di seguire la via del giusto mezzo. Conviene essere moderati in generale, e non solo per ciò che riguarda le questioni finanziarie; la moderazione deve essere applicata a tutti gli aspetti della vita.

Nelle situazioni difficili, la gente ha la tendenza a cadere negli estremi, ad irritarsi e ad avere paura. Allo stesso modo, nel benessere, la gente ha la tendenza a lasciarsi andare, e non sa più controllarsi. Il ricco non sentirà il bisogno di agire in modo moderato, eppure la moderazione è un bene per tutti, e ciò qualunque siano le circostanze.

4. Il mantenimento dei legami di parentela

Ciò implica lo stabilire buone relazioni tra i diversi membri della famiglia e l'assistenza di coloro che si trovano nel bisogno. La sfida non consiste nell'aiutare solo quei membri della famiglia che sono buoni e generosi, ma nel portare assistenza anche a coloro che non danno mai nulla e rifiutano di essere servizievoli. La famiglia si fonda su un'obbligazione morale. Non possiamo accontentarci di essere buoni unicamente verso i membri della famiglia che si mostrano benevoli nei nostri confronti; dobbiamo esserlo anche con quei membri che non ci manifestano alcuna benevolenza.

5. La generosità

Il credente non può essere altro che generoso. Dona a chiunque, dovunque. Una grande ricompensa attende coloro che vengono in aiuto ai bisognosi. Tuttavia, colui che supera gli altri nel buon comportamento è il credente che donerà a coloro che non donano, così come a coloro che, deliberatamente, lo rinnegano e lo privano.

6. Il perdono

Non è semplice perdonare a coloro che ci hanno causato un torto. L'Islâm ci insegna che dobbiamo sforzarci di perdonare finché è possibile, e la migliore delle misericordie consiste nell'accordare il perdono proprio nel momento in cui si sia in grado di vendicarsi e di infliggere una punizione. Il nostro Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) incarnava questo principio nel modo più esemplare. Era sempre disposto ad accordare il suo perdono ai suoi nemici.

7. La meditazione

E' buona norma osservare il silenzio per quanto possibile e non parlare se non a ragion veduta. Ma questo silenzio deve essere accompagnato da riflessione e meditazione.

8. Il Ricordo di Allah (SWT)

La nostra lingua è un dono straordinario da parte di Allah (SWT). Noi ci distinguiamo dagli animali, tra le altre cose, perché possiamo fare uso della nostra lingua per parlare. Dobbiamo fare buon uso di questo organo, lodando Allah (SWT) e ringraziandoLo e, ogni volta che ci apprestiamo a dire qualcosa, dobbiamo ricordarci che Allah (SWT) ci ascolta. Numerosi peccati di lingua quali la menzogna, la maldicenza, il pettegolezzo, la villania, sono commessi perché dimentichiamo che Allah (SWT) ne è Testimone.

9. Ricavare delle lezioni

I nostri occhi e il nostro spirito devono essere mantenuti vigili per permetterci di comprendere le cose e di trarre delle lezioni dagli avvenimenti che si svolgono attorno a noi. Dobbiamo sempre riflettervi profondamente.

Huda.it