martedì 22 giugno 2010

DICHIARAZIONE ISLAMICA UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL' UOMO

Preambolo
I Diritto alla vita
II Diritto alla liberta'
III Diritto all'uguaglianza e proibizione delle discriminazioni
IV Diritto alla giustizia
V Diritto ad un equo processo
VI Diritto alla protezione contro l'abuso di potere
VII Diritto alla protezione contro la tortura
VIII Diritto alla protezione dell'onore e della reputazione
IX Diritto d'asilo
X Diritti delle minoranze
XI Diritto ed obbligo a partecipare alla conduzione degli affari pubblici
XII Diritto alla liberta' di fede, pensiero e parola
XIII Diritto alla liberta' di religione
XIV Diritto alla libera associazione
XV L'ordinamento economico ed i diritti da esso derivanti
XVI Diritto alla protezione della proprieta'
XVII Status e dignita' dei lavoratori
XVIII Diritto alla sicurezza sociale
XIX Diritto a creare una famiglia
XX Diritti delle donne sposate
XXI Diritto all'educazione
XXII Diritto alla privacy
XXIII Diritto alla liberta' di movimento e residenza
Introduzione

L'Islam ha conferito all'uomo un codice ideale di diritti umani 14 secoli fa. Questi diritti mirano a conferire onore e dignita' all'essere umano e ad eliminare oppressione, ingiustizia, prevaricazione.
I diritti umani nell'Islam sono fermamente collegati sll'idea che Dio, e Lui solo, sia il Legislatore e la Fonte di tutti i diritti umani. Per tale motivo nessun governo, nessuna assemblea e nessuna autorita' possono limitare o violare i diritti umani conferiti da Dio a tutti gli uomini.
I diritti umani nell'Islam sono parte integrante dell'ordine islamico ed e' obbligatorio per ogni governo musulmano implementarli nella lettera e nello spirito entro la struttura di tale ordine.
E' inaccettabile che i diritti umani siano impunemente violati in molti paesi al mondo, incluso molti paesi musulmani. Tali violazioni sono motivo di grave preoccupazione per sempre piu' gente al mondo ed in particolare per noi, studiosi e scolari musulmani.
Io spero sinceramente che questa Dichiarazione dei Diritti Umani dia l'impeto necessario ai popoli islamici affinche' resistano con fermezza e difendano risolutamente e coraggiosamente i diritti che Dio ha conferito loro.
Questa Dichiarazione dei Diritti Umani e' basata sul Corano e sulla Sunna del Profeta ed e' stata compilata da eminenti scolari, giuristi, pensatori e rappresentanti dei movimenti islamici. Possa Dio ricompensarli dei loro sforzi e guidarci sul sentiero dei giusti.

Parigi, 19 Settembre 1981, Salem Azzam, Segretario Generale

"O uomini! Vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina ed abbiamo fatto di voi popoli e nazioni affinche' vi conosceste a vicenda. E, in verita', il piu' nobile tra voi, presso Dio, e' chi piu' Lo teme. In verita' Dio e' il Sapiente, il Ben Informato" (Corano, 49:13)

Preambolo

Poiche' la prima aspirazione umana, quella di vivere in un mondo in cui l'essere umano possa vivere, svilupparsi e prosperare in un ambiente senza paure, oppressioni, prevaricazioni e privazioni, e' ancora ampiamente inadempiuta.

Poiche' la Misericordia Divina riflessa nell'aver donato in abbondanza all'umanita' i mezzi di sussistenza viene sprecata o ingiustamente distribuita tra gli abitanti della terra.

Poiche' Iddio ha rivelato all'uomo quale debba essere la struttura legale e morale entro cui stabilire e regolare le istituzioni e le relazioni umane.

Poiche' i diritti umani decretati dalla Legge Divina mirano a conferire dignita' e onore all'umanita' e sono designati per eliminare oppressione ed ingiustizia.

Poiche' questi diritti umani, in virtu' dell'origine divina, non possono essere ne' limitati, abrogati o ignorati dalle autorita', assemblee e altre istituzioni, ne' possono essere alienati,

Noi, come musulmani che credono:
a) in Dio, il Benefico ed il Misericordioso, il creatore, Sostentatore, il Sovrano, l'Unica guida dell'umanita' e fonte di tutte le leggi,
b) nella Vicereggenza (Khalifah) dell'uomo, creata affinche' possa essere eseguita la volonta' di Dio,
c) nella saggezza della guida divina apportata dai Profeti, la cui missione ha trovato il culmine nella venuta di Mohammad (pace sia su di lui),
d) che la razionalita' in se' senza la luce della rivelazione non puo' essere una guida sicura per l'umanita' ne' fornirgli il nutrimento spirituale,
e) nell'invito al messaggio dell'Islam a tutta l'umanita',
f) che, in base alla nostra originaria alleanza con Dio, le nostre responsabilita' hanno la priorita' sui nostri diritti e che ciascuno di noi ha il dovere di diffondere il messaggio dell'Islam in tutte le maniere piu' gentili ed attraenti, con la parola e con le buone azioni,
g) nel nostro dovere di creare, nella societa' islamica, un ordine basato sull'Islam,
i. in cui tutti gli esseri umani siano uguali ed in cui nessuno goda di privilegi o subisca discriminazioni a motivo di razza, colore, sesso, origini o linguaggio;
ii. in cui tutti gli esseri umani siano liberi;
iii. in cui siano aborriti la schiavitu' ed il lavoro forzato;
iv. in cui siano stabilite condizioni tali che l'istituzione della famiglia sia preservata, protetta ed onorata come base di tutta la vita sociale;
v. in cui sia i governanti che i governati siano soggetti, e percio' uguali, alla Legge;
vi. in cui l'obbedienza sara' dovuta solo a quegli ordini non in conflitto con la Legge;
vii. in cui tutti i poteri mondani siano considerati come un deposito divino, da esercitarsi entro i limiti prescritti dalla Legge e con il dovuto riguardo verso le priorita' da essa stabilite;
viii. in cui tutte le risorse economiche siano considerate benedizioni divine elargite all'umanita', di cui tutti debbono godere secondo le regole ed i valori stabiliti nel Corano e nella Sunna;
ix. in cui tutti i pubblici affari saranno determinati e condotti, e l'autorita' che li amministrera' sara' esercita' dopo la mutua consultazione (Shura) tra coloro in grado di contribuire ad una decisione che sia in accordo con la Legge e con il bene pubblico;
x. in cui ognuno abbia responsabilita' proporzionate alla capacita' e sia ritenuto responsabile unico delle sue azioni;
xi. in cui ognuno sia, in caso di violazione dei suoi diritti, assicurato di ricevere immediata riparazione in accordo con la Legge;
xii. in cui nessuno sia privato dei diritti assicuratigli dalla Legge;
xiii. in cui ogni individuo abbia il diritto di iniziare un'azione legale contro chi commetta un crimine contro l'intera societa', o contro uno dei suoi membri;
xiv. in cui sara' fatto ogni sforzo per:
a) assicurare all'umanita' protezione contro prevaricazioni, ingiustizia ed oppressione.
b) fornire a tutti sicurezza, dignita' e liberta' nei termini stabiliti e con i metodi approvati ed entro i limiti della Legge.

Noi, qui riuniti in umilta' come servi di Dio, all'inizio del Quindicesimo secolo dell'era islamica, riaffermiamo il nostro impegno a proteggere i seguenti inviolabili ed inalienabili diritti umani, desunti dal Corano e dai comportamenti del Profeta, nonche' dai suoi detti (Sunna).





IL DIRITTO ALLA VITA

a) La vita umana e' sacra e inviolabile ed ogni sforzo deve essere fatto per proteggerla. In particolare, nessuno dovra' essere ferito o ucciso, se non per autorita' della Legge.
b)Come in vita, anche in morte la santita' del corpo umano e' inviolabile. E' obbligatorio per i credenti controllare che la persona deceduta sia trattata con solennita'.

IL DIRITTO ALLA LIBERTA'

a) L'uomo e' nato libero. Nessun ostacolo deve essere posto alla sua liberta' eccetto che per autorita' della Legge ed in seguito ad un regolare processo.
b) Ogni individuo ed ogni popolo ha l'inalienabile diritto alla liberta' in tutte le sue forme - fisica, culturale, economica e politica - ed ha il diritto di lottare con tutti i mezzi disponibili contro le ingiuste limitazioni o abrogazioni di questo diritto, ed ogni individuo o popolo oppresso ha il diritto legittimo di rivendicare il supporto di altri individui e popoli in tale lotta.

IL DIRITTO ALL' UGUAGLIANZA E LA PROIBIZIONE DI OGNI DISCRIMINAZIONE

a) Tutti sono uguali di fronte alla Legge ed hanno diritto ad uguali protezione ed opportunita'
b) Tutti hanno diritto a paga uguale per uguale lavoro.
c) A nessuno sara' negata l'opportunita' di lavorare e nessuno sara' discriminato in alcun modo o esposto a rischi fisici a motivo di fede religiosa, colore, razza, origine, sesso o lingua.

IL DIRITTO ALLA GIUSTIZIA

a) Ogni persona ha il diritto ad essere trattata secondo la Legge e solo secondo essa.
b) Ogni persona ha non solo il diritto ma anche il dovere di protestare contro le ingiustizie; di ricorrere alla Legge riguardo a qualsiasi ingiuria o perdita ingiustamente subita; di auto-difendersi contro ogni accusa rivoltagli e di ottenere il giudizio di un tribunale indipendente durante le dispute con una pubblica autorita' o qualsiasi altra persona.
c) E' diritto e dovere di ogni persona difendere i diritti di un'altra persona e della comunita' in generale.
d) Nessuno potra' essere discriminato mentre difende i diritti pubblici e privati.
e) E' diritto e dovere di ogni musulmano rifiutarsi di obbedire a qualsiasi ordine contrario alla Legge, non importa da chi sia emanato.

IL DIRITTO AD UN EQUO PROCESSO

a) Nessuno sara' giudicato colpevole di un'offesa e sara' punito senza che le prove della sua colpevolezza siano dimostrate di fronte ad un tribunale giudiziario indipendente.
b) Nessuno sara' giudicato colpevole senza un equo processo e senza che gli sia stata fornita l'opportunita' di difendersi.
c) Le punizioni saranno in accordo con la Legge, e commisurate alla gravita' dell'offesa, senza dimenticare di considerare le circostanze sotto cui essa e' stata commessa.
d) Nessun atto sara' considerato un crimine a meno che esso non sia chiaramente specificato nella Legge.
e) Ognuno e' responsabile delle sue azioni. La responsabilita' di un crimine non puo' arbitrariamente essere estesa ad altri membri del gruppo o della comunita' che non siano direttamente o indirettamente coinvolti nel crimine in questione.

IL DIRITTO ALLA PROTEZIONE CONTRO L'ABUSO DI POTERE

Ogni persona ha il diritto alla protezione contro gli eventuali abusi da parte dei pubblici ufficiali.

IL DIRITTO ALLA PROTEZIONE CONTRO LA TORTURA

Nessuno potra' essere sottoposto a tortura fisica e psicologica, o degradato, minacciato con ingiurie a se' stesso ed ai membri della sua famiglia, ne' costretto con la forza a confessare un crimine, ne' forzato a dare il consenso ad un'azione nociva per i suoi interessi.

IL DIRITTO ALLA PROTEZIONE DELL'ONORE E DELLA REPUTAZIONE

Ogni persona ha il diritto alla protezione dell'onore e della reputazione contro le calunnie, le accuse infondate o i tentativi deliberati di diffamazione e ricatto.

IL DIRITTO ALL'ASILO

a) Ogni persona perseguitata e oppressa ha il diritto di cercare ed ottenere rifugio ed asilo. Questo diritto e' garantito ad ogni essere umano, senza distinzione di razza, religione, colore e sesso.
b) Al-Masjid al-Haram di Mecca e' un santuario ed un rifugio per ogni musulmano.

DIRITTI DELLE MINORANZE

a) Il principio coranico "Non c'e' costrizione nella religione" governera' i diritti religiosi di tutte le minoranze non musulmane.
b) In un paese musulmano, le minoranze religiose possono scegliere di essere governate dalla Legge islamica o dalle loro Leggi riguardo alle faccende civili e personali.

DIRITTO ED OBBLIGO A PARTECIPARE ALLA CONDUZIONE DEI PUBBLICI AFFARI

a) Ogni individuo della comunita' che sia soggetto alla Legge ha il diritto di assumere incarichi pubblici.
b) Il procedimento della libera consultazione (Shura) e' la base della relazione amministrativa tra il governo ed il popolo. In accordo con questo principio, il popolo ha il diritto di scegliere e rimuovere i propri governanti.

DIRITTO ALLA LIBERTA' DI FEDE, PENSIERO E PAROLA

a) Ogni individuo ha il diritto di esprimere il suo pensiero e le sue convinzioni purche' rimanga nei limiti prescritti dalla Legge. Allo stesso modo, nessuno ha il diritto di propagandare falsita' o opinioni contrarie alla pubblica decenza, o indulgere in calunnie, maldicenze e diffamazioni che possono nuocere alla rispettabilita' di qualsiasi persona.
b) La ricerca della conoscenza e della verita' non e' solo un diritto ma un dovere per ogni musulmano.
c) E' diritto e dovere di ogni musulmano protestare e combattere (entro i limiti stabiliti dalla Legge) contro l'oppressione anche se cio' significhi sfidare le piu' alte autorita' dello stato.
d) Non ci saranno proibizioni alla divulgazione di informazioni purche' cio' non metta in pericolo la sicurezza dello stato o della societa' e tale diritto verra' esercitato entro i limiti prescritti dalla Legge.
e) Nessuno potra' incitare contro o ridicolizzare la fede religiosa altrui, ne' provocare ostilita' contro di essa; il rispetto dei sentimenti religiosi altrui e' obbligatorio per ogni musulmano.

DIRITTO ALLA LIBERTA' DI RELIGIONE

Ogni persona ha il diritto alla liberta' di coscienza ed alla liberta' di culto secondo la sua fede religiosa.

DIRITTO ALLA LIBERA ASSOCIAZIONE

a) Ogni persona ha il diritto di partecipare individualmente e collettivamente alla vita religiosa, sociale, culturale e politica della sua comunita' e di creare istituzioni ed agenzie aventi lo scopo di godere di cio' che e' giusto e di astenersi da cio' che e' sbagliato.
b) Ogni persona ha il compito di lottare per la creazione di istituzioni in cui sia possibile godere di tale diritto. Collettivamente, la comunita' e' obbligata a stabilire le condizioni affinche' i suoi membri possano sviluppare pienamente la loro personalita'.

L'ORDINAMENTO ECONOMICO E I DIRITTI DA ESSO DERIVANTI

a) Nella ricerca del benessere economico, tutte le persone hanno il diritto a godere dei benefici della natura e delle sue risorse. Queste sono benedizioni che Dio ha creato a beneficio dell'intera umanita'.
b) Tutti gli esseri umani hanno il diritto di guadagnarsi da vivere secondo la Legge.
c) Ogni persona ha il diritto di possedere proprieta' individualmente o in associazione con altri. Il possesso, da parte dello stato, di alcune risorse economiche nel pubblico interesse e' legittimo.
d) Il povero ha diritto ad una parte della ricchezza dell'abbiente, fissata dalla Zakah, raccolta e devoluta secondo la Legge.
e) Tutti i mezzi di produzione saranno utilizzati nell'interesse della comunita' nella sua interezza, e non potranno essere trascurati o male utilizzati.
f) Allo scopo di promuovere lo sviluppo di un'economia bilanciata e di proteggere la societa' dallo sfruttamento, la Legge Islamica proibisce i monopoli, le pratiche commerciali irragionevolmente restrittive, l'usura, l'uso della coercizione nella stipulazione di contratti e la pubblicazione di annunci fuorvianti.
g) Tutte le attivita' economiche sono permesse purche' esse non siano dannose agli interessi della comunita' e non violino le leggi ed i valori islamici.

DIRITTO ALLA PROTEZIONE DELLA PROPRIETA'

Nessuna proprieta' potra' essere confiscata o espropriata eccetto che nel pubblico interesse e attraverso il pagamento di una giusta ed adeguata ricompensa.

STATUS E DIGNITA' DEL LAVORATORE

L'Islam onora il lavoro ed il lavoratore e obbliga il musulmano non solo a trattare il lavoratore con giustizia, ma anche generosamente. Non solo deve essere pagato prontamente, ma deve essere riconosciuto e tutelato il suo diritto ad adeguato riposo e svago.

DIRITTO ALLA SICUREZZA SOCIALE

Ogni persona ha diritto al cibo, alla dimora, al vestiario, all'educazione ed alle cure mediche secondo le risorse della comunita'. Questo obbligo della comunita' si estende in particolare a coloro che non possono prendersi cura di se' per disabilita' temporanea o permanente.

DIRITTO A CREARE UNA FAMIGLIA

a) Ogni persona ha il diritto di sposarsi, per fondare una famiglia e crescere dei figli in conformita' con la sua religione, tradizioni, cultura. Ognuno dei coniugi ha diritti e privilegi, cosi' come obblighi, che sono stabiliti dalla Legge.
b) Ognuno dei partners nel matrimonio ha diritto al rispetto ed alla considerazione da parte dell'altro.
c) Ogni marito e' obbligato a mantenere la propria moglie ed i figli, secondo i suoi mezzi.
d) Ogni figlio ha il diritto di essere mantenuto ed appropriatamente cresciuto dai suoi genitori, per cui e' proibito che un bambino lavori ed e' proibito imporgli un carico che arresterebbe o pregiudicherebbe il suo normale sviluppo.
e) Se per qualche motivo i genitori non possono assolvere a questo compito, sara' responsabilita' della comunita' adempiere a tale obblico, attraverso il denaro pubblico.
f) Ogni persona ha diritto al supporto materiale, alla cura ed alla protezione, in primo luogo dalla sua famiglia, durante l'infanzia, la vecchiaia o l'infermita'. Anche i genitori hanno diritto al sostegno materiale, alla cura ed alla protezione da parte dei loro figli.
g) La maternita' rappresenta un valore del tutto particolare, sicche' essa ha diritto ad uno speciale rispetto, alla cura ed all'assistenza da parte della famiglia e dagli organi pubblici della comunita'.
h) Entro la famiglia, uomini e donne condividono obblighi e responsabilita' secondo il loro sesso, le inclinazioni naturali, il talento, avendo sempre presenti le comuni responsabilita' nei confronti della prole e dei parenti.
i) Nessuno puo' essere costretto a sposarsi contro la sua volonta', ne' perdere o soffrire di diminuzione di personalita' legale a causa del matrimonio.

DIRITTI DELLE DONNE SPOSATE

Ogni donna sposata ha il diritto di:
a) Vivere nella stessa casa in cui vive il marito;
b) Ricevere i mezzi necessari per mantenere uno standard di vita non inferiore a quello del coniuge e, in caso di divorzio, nel periodo della separazione (iddah) ricevere i mezzi di mantenimento commisurati alle possibilita' del marito, per se' stessa e per i figli che sono con lei, non importa quale sia il suo personale status finanziario, il suo guadagno, o le proprieta' che puo' possedere per conto suo;
c) ottenere l'annullamento del matrimonio (khul'a) secondo i termini della Legge. Questo diritto va ad aggiungersi al diritto della donna di chiedere ed ottenere il divorzio tramite ricorso al tribunale;
d) ereditare, secondo la Legge, da suo marito, dai suoi genitori, dai suoi figli e da altri parenti;
e) stretto riserbo sulle sue questioni personali da parte del coniuge o dell'ex-coniuge. Questa responsabilita' incombe anche sulla donna per quello che concerne le questioni personali del suo coniuge o ex-coniuge.

DIRITTO ALL'EDUCAZIONE

a) Ogni persona ha diritto a ricevere un'educazione secondo le sue personali inclinazioni e possibilita'
b) Ogni persona ha il diritto di scegliere liberamente la sua professione e la sua carriera e deve avere l'opportunita' del pieno sviluppo delle sue doti naturali.

DIRITTO ALLA PRIVACY

Ogni persona ha diritto alla protezione della sua privacy.

DIRITTO ALLA LIBERTA' DI MOVIMENTO E RESIDENZA

a) A causa del fatto che il mondo islamico e' considerato Umma Islamia, ogni musulmano avra' il diritto di spostarsi liberamente in ciascun paese musulmano.
b) Nessuno sara' forzato a lasciare il suo paese di residenza, o sara' arbitrariamente deportato.

LA BUONA FAMIGLIA MUSULMANA

Diritti e doveri con il Corano

I numerosi riferimenti alla famiglia e alle sue regole, contenuti nei versetti del Corano, dimostrano l'importanza che essa riveste nella comunità musulmana. Il matrimonio è considerato uno dei maggiori doveri del credente. A integrazione e interpretazione di quanto prescritto nel Corano, i diritti e i doveri dei vari membri all'interno della famiglia, con maggior riguardo a marito e moglie, sono chiaramente analizzati e fissati nel Diritto islamico di famiglia. Esso, come è noto, fu elaborato dalle scuole di diritto musulmano fra l'VIII e il X sec. sulla base non solo del Corano.

Noi cercheremo di individuare, all'interno del testo sacro, alcuni fra i versetti più significativi sulla famiglia. Talvolta, per una maggior comprensione del Corano, faremo riferimento all'interpretazione datane dal Diritto islamico.

La nostra analisi tuttavia è incompleta. Ciò che dice il Corano al riguardo non è organico né esaustivo e non offre, da solo, un quadro completo dei diritti e doveri dei vari membri della famiglia.

Sono molto numerosi nel Corano i versetti relativi al matrimonio, al suo scioglimento e ai rapporti fra i vari membri della famiglia, principalmente fra i coniugi.

Matrimonio

Il matrimonio musulmano è un contratto di puro diritto civile che ha per oggetto il semplice godimento fisico della donna da parte dell'uomo. È la sola forma legittima di unione fra i sessi; non è un sacramento, ma ha comunque un valore altamente religioso, perché permette la crescita e la stabilità dell'unità di base della società, la famiglia musulmana, per mezzo della quale il mondo è popolato di musulmani allo scopo di realizzare il volere di Dio nella storia. Oltre ad essere una salvaguardia per la castità ("Chi può permettersi il matrimonio, si sposi. Ciò, infatti, è molto meglio agli occhi della gente ed è più sicuro per l'intimità", dice un hadìth), esso è un dovere, religioso e civile insieme, per ogni musulmano che sia fisicamente ed economicamente in grado di contrarlo: "Non v'è celibato nell'Islàm", dice il Profeta in un hadìth.

Perché un matrimonio sia valido non devono esservi impedimenti: secondo il diritto musulmano essi derivano da parentela, esistenza di un precedente triplice ripudio, differenza di culto, esistenza di un precedente matrimonio, disparità di condizione sociale.

- Impedimenti per parentela (consanguineità, affinità e allattamento). "E non sposate le mogli già sposate ai vostri padri […]- V'è proibito prendere in spose le vostre madri, le vostre figlie, le vostre sorelle, le vostre zie paterne e materne, le figlie del fratello e le figlie della sorella, le nutrici che vi hanno allattato, le vostre sorelle di latte, le madri della vostre mogli, le vostre figliastre che son sotto la vostra tutela, figlie di vostre mogli con le quali abbiate avuto rapporti maritali […] le legittime mogli dei vostri figli, i quali sono dei vostri lombi; e […] due sorelle insieme[…] - e tutte le donne maritate vi sono anche interdette, escluse le ancelle in vostro possesso […]" (Cor. 4, 22-24).

- Impedimento per precedente triplice ripudio (ne parleremo più avanti a proposito del divorzio).

- Impedimento per differenza di culto. Il diritto musulmano afferma che un musulmano può sposare una donna musulmana, cristiana o ebrea [coloro cui fu dato il Libro], ma non un'idolatra o un'apostata; una donna musulmana può sposare solo un musulmano.

"Non sposate donne idolatre finché non abbian creduto, ché è meglio una schiava credente che una donna idolatra, anche se questa vi piace, e non date spose donne credenti a idolatri finché essi non abbian creduto, perché lo schiavo credente è meglio di un uomo idolatra, anche se questi vi piaccia. […]" (Cor. 2, 221); "[…] e vi sono permesse, come mogli, le donne oneste di fra le credenti, come anche le donne oneste di fra coloro cui fu dato il Libro prima di voi, purché diate loro le doti, vivendo castamente, senza fornicare e prendervi amanti. […]" (Cor. 5,5).

Disse il Profeta in un hadìth: "Puoi sposare una donna per quattro cose: per la sua ricchezza, per la sua famiglia, per la sua bellezza, per la sua devozione. Ma cerca di prendere quella che possiede la devozione, malandrino!"

- Impedimento per precedente matrimonio. Secondo il diritto musulmano un uomo già sposato con quattro mogli legittime non può sposarne altre. La donna, invece, può sposare un uomo solo per volta, perché possa essere assicurata la paternità dei figli, data la struttura patrilineare della società in cui i figli appartengono alla famiglia del padre. La donna ripudiata o vedova, durante il periodo del ritiro legale [vedi più avanti], non può risposarsi.

"Se temete di non esser equi con gli orfani, sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non esser giusti con loro, una sola, o le ancelle in vostro possesso; questo sarà più atto a non farvi deviare." (Cor. 4,3); "Anche se lo desiderate non potrete agire con equità con le vostre mogli; però non seguite in tutto la vostra inclinazione, sì da lasciarne una come sospesa. Se troverete un accordo, e temerete Iddio, Dio è misericordioso e clemente" (Cor. 4, 129). I versetti citati introducono il controverso tema della poliginia e sono stati diversamente interpretati: il primo (Cor. 4, 3) viene solitamente considerato come restrittivo: la difficoltà di esser equi con tutte le mogli pare infatti secondo alcune interpretazioni raccomandare la monogamia. Altri vedono invece in esso un'esortazione: Muhammad non avrebbe infatti inteso eliminare la poliginia, ma anzi l'avrebbe incoraggiata per un motivo ben preciso: in quel momento storico la comunità musulmana contava più uomini che donne e spesso le donne orfane erano defraudate dai loro tutori che approfittavano della situazione. Era quindi necessario dare marito rapidamente alle vedove e alle orfane. Il secondo versetto, invece, è quello in cui troverebbe conferma l'interpretazione più restrittiva, dal momento che in esso si dichiara impossibile comportarsi equamente con le varie mogli.

"Se qualcuno di voi muore e lascia delle mogli, queste attenderanno per quattro mesi e dieci giorni; trascorso questo periodo, non avrete, o tutori, alcuna responsabilità di quello ch'esse vorran fare di se stesse onestamente. […] - Non v'è nulla di male se farete in questo periodo proposte di matrimonio a queste donne, o se celerete questa intenzione nei vostri cuori […] e non decidete di unirvi con loro in matrimonio finché la prescrizione non sia giunta al suo termine […]" (Cor. 2, 234,235). In conseguenza di un divorzio o nel caso in cui muoia il marito, la donna deve osservare un periodo di ritiro legale prima di potersi risposare: ciò affinché sia possibile una riconciliazione con il marito, e perché non ci siano dubbi sulla paternità del figlio.

Perché un matrimonio sia valido è necessario inoltre il consenso della donna. Dice il Profeta in un hadìth: "Non sposate una divorziata o una vedova, se non su sua richiesta e non sposate una nubile, se non con il suo consenso; e valga come consenso il suo silenzio".

Scioglimento del matrimonio

Data l'importanza del matrimonio nella comunità musulmana, è ovvio che lo scioglimento dello stesso sia sempre sconsigliato, tanto che Muhammad avrebbe detto in un hadìth: "Tra le cose lecite, il ripudio è la più odiosa al cospetto di Dio". È dunque cosa lecita, cui tuttavia si può ricorrere solamente qualora i coniugi non riescano a vivere più in armonia.

Il "ripudio" è la rinuncia da parte del marito ai diritti che ha acquistato in virtù del contratto nuziale, e la capacità di dar ripudio appartiene solo all'uomo. Secondo il diritto musulmano fra la dichiarazione di ripudio da parte del marito e lo scioglimento del matrimonio deve trascorrere un periodo di tempo (periodo del ritiro legale) di tre mesi (tre periodi intermestruali della donna), in cui i coniugi si astengono dai rapporti sessuali. Finché dura questo periodo il ripudio è revocabile, di modo che il marito abbia la possibilità di ripensarci ed eventualmente di tornare sulla decisione presa; trascorso il periodo senza che il marito abbia cambiato idea, il ripudio diventa irrevocabile e il matrimonio è sciolto. È possibile, sempre entro questo periodo, pronunciare un secondo ripudio revocabile cui segue un periodo d'attesa; se però lo si pronuncia una terza volta, il ripudio diventa irrevocabile e definitivo; inoltre, i due coniugi non possono risposarsi finché la moglie non abbia consumato un matrimonio valido con un terzo e abbia divorziato da lui. Queste disposizioni servivano a evitare che il marito ripudiasse ripetutamente la moglie, facendola poi tornare ogni volta per indurla a rinunciare alla dote in cambio della libertà definitiva.

Esiste un divorzio per mutuo consenso cui accenna il Corano: il marito si spoglia della sua autorità maritale e lascia libera la moglie di disporre di sé mediante un'indennità che la moglie si obbliga a pagargli (Cor. 2, 229).

"O Profeta! Quando divorzierete le vostre donne, divorziatele allo spirare del periodo d'attesa […] non le scacciate dalle loro case, ed esse non ne escano se non quando abbiano commesso qualche manifesta turpitudine […]. - E quando sian giunte al termine loro, trattenetele con gentilezza o con gentilezza separatevene. […] (Cor. 65, 1,2). Vedi anche Cor. 65, 4 e 65, 6.

"A coloro che giurano di separarsi dalle loro donne è imposta un'attesa di quattro mesi. Se ritornano sul loro proposito, ebbene Dio è indulgente e perdona, - e se poi saran confermati nella loro decisione di divorziarle, Iddio ascolta e conosce. - Quanto alle divorziate, attendano, prima di rimaritarsi, per tre periodi mestruali. E non è loro lecito nascondere quel che Iddio ha creato nel loro ventre […]. Che è più giusto che i loro mariti le riprendano quando si trovano in questo stato, se vogliono rappacificarsi. Esse agiscano coi mariti come i mariti agiscono con loro, con gentilezza; tuttavia gi uomini sono un gradino più in alto, e Dio è potente e saggio." (Cor. 2, 226-228).

"Il ripudio v'è concesso due volte: poi dovete o ritenerla con gentilezza presso di voi, o rimandarla con dolcezza; e non v'è lecito riprendervi nulla di quel che avete loro dato; a meno che ambedue non temano di non poter osservare le leggi di Dio, non sarà peccato se la moglie si riscatterà pagando una somma […] - Dunque se uno ripudia per la terza volta la moglie essa non potrà più lecitamente tornare da lui se non sposa prima un altro marito; il quale, se a sua volta la divorzia, non sarà peccato se i due coniugi si ricongiungano […]."(Cor. 2, 229-230).

"E le madri divorziate allatteranno i loro figli per due anni pieni se il padre vuole completare l'allattamento, e il padre è obbligato a fornir loro gli alimenti e le vesti […].Se poi i due coniugi vorranno interrompere l'allattamento di comune accordo […] non faranno alcun peccato […]" (Cor. 2, 233).

Diritti e doveri

- Adulterio. "L'adultero e l'adultera siano puniti con cento colpi di frusta ciascuno, né vi trattenga la compassione che provate per loro dall'eseguire la sentenza di Dio […] - L'adultero non potrà sposare che l'adultera o una pagana, e l'adultera non potrà esser sposata che da un adultero o da un pagano: il connubio con loro è proibito ai credenti." (Cor. 24, 3-4). Vedi anche Cor. 4, 15-16.

- Prescrizioni sessuali. "V'è permesso, nelle notti del mese del digiuno, d'accostarvi alle vostre donne: esse sono una veste per voi e voi una veste per loro […] fino a quell'ora dell'alba in cui potrete distinguere un filo bianco da un filo nero, poi compite il digiuno fino alla notte e non giacetevi con le vostre donne, ma ritiratevi in preghiera nei luoghi d'orazione. […] (Cor. 2, 187).

"Ti domanderanno ancora delle mestruazioni. Rispondi: "È cosa immonda. Pertanto astenetevi dalle donne durante le mestruazioni e non avvicinatevi loro finché non si siano purificate, e quando si saranno purificate accostatevi a loro dalla parte che Dio v'ha comandato, poiché Dio ama i pentiti, ama i puri" (Cor. 2, 222).

"Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere, ma premettete qualche atto pio, utile a voi […] (Cor. 2, 223).

- Valori morali: modestia, pudicizia, onestà, castità e amore. "E dì alle credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne e non mostrino troppo le loro parti belle, eccetto quel che di fuori appare, e si coprano i seni d'un velo e non mostrino le loro parti belle altro che ai loro mariti o ai loro padri o ai loro suoceri […] e non battano assieme i piedi sì da mostrare le loro bellezze nascoste […]" (Cor. 24, 31); "E le donne che han raggiunto la menopausa e che non sperano più di sposarsi, non è peccato per loro se depongono le loro vesti, senza però mostrare le loro parti belle. Ma, se se ne asterranno, sarà meglio per loro […]" (Cor. 24, 60).

Il Corano insiste molto sul valore dell'onestà: Corano 16, 90-91. Onestà verso gli orfani: Cor. 17, 34-35; onestà verso la donna: "In verità coloro che calunniano donne oneste, incaute ma credenti, saran maledetti in questo mondo e nell'altro e toccherà loro castigo tremendo" (Cor. 24, 23) e Cor. 2, 232.

"[Beati i credenti] che la castità custodiscono - (eccetto che con le proprie mogli e con quello che le loro destre posseggono, che in questo non son da biasimare" (Cor. 23, 5-6).

Il Corano e molti hadìth ribadiscono spesso che il matrimonio si fonda sull'amore fra i coniugi. "E uno dei Suoi Segni è che Egli v'ha create da voi stessi delle spose, acciocché riposiate con loro, e ha posto fra di voi compassione ed amore. […]" (Cor. 30, 21).

- Doveri della moglie. Un principio fondamentale nella religione islamica è quello dell'obbedienza. Si deve obbedienza a Dio, al Profeta e alle autorità: "O voi che credete! Obbedite a Dio, al Suo Messaggero e a quelli di voi che detengono l'autorità […] (Cor. 4, 59). Il dovere principale di una moglie è proprio l'obbedienza al marito "per le cose lecite": "Gli uomini sono preposti alle donne, perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni per mantenerle; le donne buone sono dunque devote a Dio e sollecite della propria castità, così come Dio è stato sollecito di loro; quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele; ma se vi ubbidiranno, allora non cercate pretesti per maltrattarle; ché Iddio è grande e sublime." (Cor. 4, 34). A proposito dei maltrattamenti verso le donne, dice il Profeta in un hadìth: "Nessuno di voi picchii la sua donna come si picchia uno schiavo e poi si unisca con lei al termine di quello stesso giorno".

- Doveri del marito.Il primo dovere del marito per poter godere dei diritti matrimoniali è quello di donare alla sposa la dote. Il Corano la attribuisce interamente alla donna, che può gestirla come vuole. Un altro dovere del marito è di provvedere al mantenimento della o delle mogli in modo conveniente alla loro posizione sociale.

"Date spontaneamente alle donne la dote; e se loro piace farvene partecipi godetevela pure in pace e tranquillità" (Cor. 4, 4). Vedi anche i versetti: Cor. 60, 10-11 e i su citati: Cor. 2, 229, 236-237.

Per quanto riguarda il mantenimento vedi anche i versetti su citati, relativi al divorzio.

La donna vedova ha diritto al mantenimento per un anno dopo la morte del marito: "Quelli di voi che moriranno lasciando delle mogli, assegnino per testamento alle loro mogli beni sufficienti per vivere per un anno dopo la loro morte, sì da non costringerle ad essere cacciate di casa. Se poi esse stesse se ne andranno, voi non avete alcuna colpa delle decisioni che esse prenderanno per sé, con onestà […]" (Cor. 2, 240).

"Alle ripudiate spettano mezzi di sussistenza secondo onestà […]" (Cor. 2, 241).

Dice un hadìth: "Quando un musulmano fa delle erogazioni a favore della sua famiglia, cercando da esse la ricompensa di Dio, gli vengono contate come elemosina."

Genitori e figli

I figli sono un dono di Dio: "A Dio appartiene il Regno dei cieli e della terra, Egli crea quel che vuole, concede a chi vuole femmine, concede a chi vuole maschi, - oppure appaia assieme maschi e femmine, e rende chi Egli vuole, sterile. […]" (Cor. 42, 49-50).

Il sacrificio per la nascita di un figlio, già in uso presso gli antichi Arabi, si è conservato nell'Islàm, ma ad esso si accenna soltanto nei hadìth: "Chi vuole offrire per la nascita di un suo figlio una vittima, lo faccia".

- Doveri dei figli verso i genitori. Sono rispetto ed obbedienza, doveri su cui il Corano e i hadìth insistono particolarmente e che l'etica religiosa pone al di sopra di tutti gli obblighi; infatti, il figlio disubbidiente viene considerato addirittura incapace di testimoniare. Tuttavia, il figlio può disobbedire nel caso in cui i genitori gli ordinino di fare una cosa contraria ai precetti dell'Islàm. Se può, il figlio è tenuto a mantenere i genitori indigenti.

"Dì: "Venite e vi reciterò io quello che il vostro Signore vi ha proibito: cioè di non darGli alcun compagno, d'esser buoni con i vostri genitori, di non uccidere i vostri figli per paura della miseria (Noi provvederemo a voi e a loro!) […]" (Cor. 6, 151).

"Il tuo Signore ha decretato che non adoriate altri che Lui, e che trattiate bene i vostri genitori. Se uno di essi, o ambedue, raggiungon presso di te la vecchiaia, non dir loro: "Uff!", non li rimproverare, ma dì loro parole di dolcezza. - Inclina davanti a loro mansueto l'ala della sottomissione e dì: "Signore, abbi pietà di loro, come essi han fatto con me, allevandomi quando ero piccino!" (Cor. 17, 23-24). "Ma se tuo padre e tua madre s'industrieranno a che tu associ a Me quel che non conosci, tu non obbedir loro, fa loro dolce compagnia in questo mondo terreno, ma tu segui la Via di chi si è volto a Me. […]" (Cor. 31, 15). Vedi anche Cor. 29, 8 e Cor. 46, 15.

Secondo un hadìth "i peccati più gravi" sono "il politeismo, l'omicidio e la disobbedienza ai genitori."

Rispetto e pudicizia nei confronti dei genitori: "O voi che credete! Che i vostri servi e quelli di voi che non abbiano ancor raggiunto la pubertà, vi chiedano il permesso prima di entrare, in tre momenti della giornata, prima della Preghiera dell'alba, quando deponete gli abiti a mezzogiorno, e dopo la Preghiera della sera: son questi tre momenti in cui si posson vedere le vostre nudità; invece non vi sarà alcun peccato né per voi, né per loro se in altri momenti entrino senza permesso […] - E quando i vostri bambini raggiungono la pubertà domandino sempre il permesso, per entrare, come lo domandano i più anziani." (Cor. 24, 58-59).

- Diritti e i doveri dei genitori verso i figli. Secondo il diritto musulmano la paternità viene stabilita o in base alla nascita entro un certo limite di tempo dall'inizio o dalla fine del matrimonio, o dall'esplicito riconoscimento da parte del padre. La madre ha il dovere di allattare i figli e il diritto di avere la loro custodia finché essi abbiano raggiunto una data età. La tutela legale sui figli dà al padre, oltre al potere di coazione matrimoniale sui figli impuberi, il diritto di amministrare e di disporre come vuole dei loro beni. Ha su di loro un moderato potere di correzione; è suo dovere provvedere alla loro educazione e al loro mantenimento. Un padre deve mantenere i figli che appartengono a queste categorie: i figlio neonato; il figlio di un figlio che non sia in grado di farlo; il figlio minorato o studente; la figlia nubile di qualsiasi età; la vedova o divorziata se è malata.

È vietata la pratica dell'infanticidio: ai tempi di Muhammad essa era molto diffusa, soprattutto nei confronti delle neonate, a causa del disonore cui dava origine la nascita di una figlia in una società in cui la forza fisica era di fondamentale importanza: "e quando s'annuncia a un di loro una figlia se ne sta corrucciato nel volto, rabbioso. - E s'apparta dalla sua gente vergognoso della disgrazia annunciata, e rimugina fra sé ignominiosamente tenersela, o seppellirla viva nella terra! Malvagio giudizio il loro!" (Cor. 16, 58-59)."E non uccidete i figli vostri per tema di cader nella miseria: Noi siamo che li provvediamo, e voi, badate! Ché l'ucciderli è peccato grande." (Cor. 17, 31).

- Figli adottivi. "Dio non ha […] fatto […] dei vostri figli adottivi dei veri figli […] - Chiamate i vostri figli adottivi dal nome dei loro veri padri: questo è più equo agli occhi di Dio. E se non conoscete i loro padri, siano essi vostri fratelli nella religione e vostri protetti […]" (Cor. 33, 4-5). "E quando Zayd ebbe regolato con lei ogni cosa, te la facemmo sposare, affinché non sia peccato per i credenti sposar le mogli divorziate dei figli adottivi allorché questi abbiano regolato ogni cosa con loro […]" (Cor. 33, 37).

- Orfani. Il tema dell'orfano compare in numerosi versetti del Corano; infatti Muhammad visse in prima persona la dolorosa esperienza dell'orfano: suo padre morì prima della sua nascita e sua madre quando lui aveva appena sei anni.

"E date agli orfani i loro beni e non scambiate il buono col cattivo, e non incamerate i loro beni ai vostri ché questo è peccato grande" (Cor. 4, 2). "Sperimentate gli orfani finché giungano all'età del matrimonio, e, se li troverete capaci, rendete loro i loro beni, e non consumateli scialacquando impazientemente, prima che sian giunti alla maggiore età; se il tutore è ricco se ne astenga del tutto, se è povero usi di quelle sostanze con discrezione; quando poi restituite loro i beni, prendete dei testimoni a vostro discarico […]." (Cor. 4, 6).

Sullo stesso tema vedi anche i versetti: Cor. 2, 220, Cor. 4, 8-10, Cor. 4, 127 e Cor. 6,152.

In un hadìth, il Profeta annovera fra i peccati mortali il "mangiarsi i beni degli orfani".

Parenti

La famiglia arabo-musulmana è una "famiglia estesa", da intendersi come insieme di gruppi legati da rapporti di parentela. I legami di solidarietà e di interdipendenza che esistono al suo interno sono un fattore di grande sicurezza per i membri che ne fanno parte: nessuno, è lasciato da solo, perché la parentela ha sempre il dovere di intervenire in soccorso.

"Ti chiederanno che cosa dovran dar via dei loro beni. Rispondi: 'Quel che date via delle vostre sostanze sia per i genitori, i parenti, gli orfani, i poveri, i viandanti; tutto ciò che farete di bene, Dio lo saprà". (Cor. 2, 215); "Adorate dunque Iddio e non associateGli cosa alcuna, e ai genitori fate del bene, e ai parenti e agli orfani e ai poveri e al vicino che v'è parente e al vicino che v'è estraneo […] poiché Dio non ama chi è superbo e vanesio" (Cor., 4, 36); "In verità Iddio ordina […] l'amore ai parenti […]" (Cor. 16, 90).

Eredità

La legge coranica sull'eredità è contenuta principalmente nei versetti 7, 8, 11-12,176 del capitolo 4 del Corano (che non riportiamo interamente data la loro lunghezza e complessità) e viene così riassunta e semplificata da un autorevole commentatore musulmano: "Togliere i debiti, poi eseguire i lasciti particolari se ve ne sono. Dare poi alla moglie o al marito dell'estinto la sua porzione. Sul resto, dare la sua parte al padre o alla madre, e dividere quel che ancora resta fra i figli dando al figlio due volte più che alla figlia: In caso che il morto non abbia figli, la porzione dei genitori viene aumentata e una parte è data anche a fratelli e sorelle; mentre se il morto non ha né genitori viventi né figli il tutto è preso dai fratelli e dalle sorelle".

Il testamento è un atto doveroso, che deve essere compiuto davanti a testimoni, e Muhammad, così come le tradizioni, lo raccomanda con insistenza. Con il testamento il Profeta intendeva integrare la successione legittima, assicurando sulla parte disponibile della successione la sorte dei parenti più poveri, che la legge escludeva dall'eredità, e provvedendo ad atti di beneficienza.

"Quando a qualcuno di voi si presenti la morte, v'è prescritto, se lascia dei beni, di farne testamento ai genitori e ai parenti con equità; è un dovere questo per gli uomini timorati di Dio." (Cor. 2, 180). Vedi anche fra i versetti relativi al divorzio Cor. 2, 240.

"Quando siano presenti alla divisione dell'eredità i parenti, gli orfani, i poveri, datene loro parte e dite loro parole gentili". (Cor. 4, 8)

"Siano presenti dei testimoni quando chi fra voi è per morire farà testamento.[…]" (Cor. 5, 106).

Come abbiamo visto, è molto ampio lo spazio che il Corano dedica alla famiglia. Numerosi versetti insistono sull'importanza di mantenere buoni rapporti parentali, di amarsi, di essere onesti, gentili e disponibili con tutti i membri. Tutto ciò, però, ricorda insistentemente il Corano, passa in secondo piano di fronte a Dio e alla fede in Lui: se un membro della famiglia si allontana da Dio e dalla Sua Legge, non lo si deve più ascoltare né riconoscergli alcuna autorità.

"O voi che credete! Non prendete per patroni e alleati i vostri padri e i vostri fratelli se questi preferiscono l'empietà alla Fede. Chi di voi li prenderà per patroni e alleati, sarà degli Iniqui." (Cor. 9, 23).

"Non s'addice al Profeta e ai credenti di chieder perdono per gli idolatri, anche se prossimi parenti, dopo che è apparso chiaro che son gente d'inferno". (Cor. 9, 113).

"Non vi gioveranno i vostri parenti né i vostri figli il Giorno della Resurrezione, il quale si frapporrà fra voi divisore […]" (Cor. 60, 3).

Liliana Arduino

sabato 12 giugno 2010

i Jiin

tratto dal blog di Najim


I primi esseri che abitarono la terra furono i jann: sparsero la corruzione e si uccisero l’un l’altro. Dio allora mandò contro di loro un esercito di jinn, angeli creati dal fuoco. Al loro comando c’era Azazil (Al–Harith). un jinn molto bello e molto pio che risiedeva in cielo durante la notte e sulla terra durante il giorno e che custodiva il tesoro del paradiso. Ma quando Dio chiese agli angeli di prostrarsi di fronte Adamo tutti ubbidirono tranne Azazil che rifiutò ritenendo Adamo inferiore a lui in quanto fatto di terra. Dio punì Azazil facendolo diventare un ribelle lapidato ( shaytān rajim) e da allora il suo nome divenne Iblis che significa afflitto, disperato.
I jinn (dal verbo jānn che vuol dire nascondersi , celare) nel mondo occidentale sono chiamati geni. Vivono in un mondo contiguo a quello degli uomini, hanno caratteristiche possedute dall'uomo come l'intelligenza, il libero arbitrio, possono accoppiarsi ed avere figli come gli umani e sono in grado di scegliere tra il bene e il male.Ciò che li distingue chiaramente dall'umanità, sono i poteri e le abilità di cui sono dotati. Dio ha dato loro questi poteri per metterli alla prova. Se opprimono gli altri saranno giudicati responsabili e saranno puniti nel giorno del giudizio.
Possono intraprendere qualsiasi forma fisica quindi, possono comparire come esseri umani, alberi o animali e possono assumere la direzione delle menti e dei corpi di altre creature Il Profeta disse : "ci sono tre tipi di jinn : uno che vola nell'aria, uno che ha sembianze di serpente o cane, e uno che si sposta all'interno di un luogo limitato” Tutti i jinn hanno rapidità di movimento, riescono ad attraversare lunghe distanze in poco tempo. ma non possono prevedere il futuro.
In età preislamica ( jāhiliyya ) i jinn erano accreditati di notevole potenza, quasi sempre in grado di esprimere una devastante e spesso mortale cattiveria. L'Islam accetta l'esistenza dei jinn, anche se ne disattiva pressoché tutte le potenzialità malefiche principali, limitandole a un fastidio più o meno accentuato. Secondo la cultura islamica, i jinn possono essere musulmani o non-musulmani, infatti alcuni di loro (chiamati rawahin) si sarebbero convertiti ascoltando la recitazione del Corano fatta da Maometto. Altri sono le truppe fedeli di Iblis- Satana ( shaytin).
I jinn satanici sperano di incitare la gente ad adorare altri oltre ad Allah e sidistinguono per alcuni comportamenti tipici... mangiano con la mano sinistra, si riuniscono al crepuscolo, prediligono luoghi di decadenza come i cimiteri e i bagni, entrano e vivono nelle case in cui le persone vivono, amano la corruzione, l'odio, la disubbidienza e la malvagità.
I jinn buoni invece sono in grado di beneficare l’essere umano. Tipico esempio di jinn buono è quell'essere che, “Aladino” nelle “Mille e una notte”, libera dalla lampada, al cui interno è rimasto prigioniero, in cambio dell'accoglimento di tutti i suoi desideri.

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venerdì 11 giugno 2010

al kahf la preghiera del venerdì

è stato detto che recitando al kahf di venerdì il nostro volto verrà illuminato fino alla makka fino al venerdì prossimo!

martedì 8 giugno 2010

impariamo a leggere AL- KAFIRUN

traduzione e spiegazione AL-IKHLAS


1 Di': " Egli Allah è Unico,

2 Allah è l'Assoluto .

3 Non ha generato, non è stato generato

4 e nessuno è eguale a Lui".

spiegazione e commenti:
Bismillàhi ar-Rahmàni ar-Rahìm
wa-ssalàtu wa-ssalàmu 'alà Sayydinà Muhammad wa 'alihi wa sahbihi wa sallim

Il testo fondamentale per il
Tawhîd islamico l'Unità e l'Unicità di Dio e’ senz’altro la Sura del Corano chiamata ‘Sura al Ikhlâs ‘ 112, cioe’ la Sura della ‘Fede pura’ , 'il Puro monoteismo', il Culto sincero'.

Questa Sura è la piu’ semplice (essenziale) ma allo stesso tempo la piu’ completa espressione dell’assoluto Monoteismo islamico, ed un
Hadith ci ricorda che essa 'vale un terzo del Corano' e chi la recita tre volte è come se avesse recitato il Corano tutto interoal hamdu lillàh.
Essa recita:

Bismillahi ar-Rahmani ar-Rahim

"Di’: Egli e’ il Dio (Allâh) - l’Uno (Ahad) -
il Dio (Allâh) l'Eterno , l'Onnipotente (Samàd) -
Egli non ha generato - ne’ e’ stato generato -
e non vi è nulla simile a Lui".
(Corano Sura 112 Al-Ikhlàs)

Riporto questo bellissimo commento Tradizionale di Al-Ansàri (r.a.), tratto tra i numerosi Tafsir fatti su questa Sura, a benificio mio e di tutti coloro che lo leggeranno a Dio piacendo, ed al Lui va ogni Gloria e Lode.
assalamu 'alaykum
Umar al faqir

SURA CXII (112)
Al-IKHLAS
IL CULTO SINCERO
(4 versetti - rivelata alla Mecca)
(tratto dal Tafsir -commentario - di al Ansàri)

Bismillàhi ar-Rahmàni ar-Rahìm
in nome di Allâh il Misericordioso il Clementissimo:

Si inizia con la menzione del Nome del Signore Divino, completamente Unico e Singolare, ineguagliabile in Qualità/Attributi (Sifât), lontano e separato dalle mancanze, meritatamente Deificato e Divinizzato, il Conoscitore dei decreti e del destino, illimitatamente Generoso ed incomparabile, affezionato ai Suoi servi meritevole di ogni lode e di ogni elogio. La Sua Bellezza e la Sua Bontà sono sempiterne (Qadim). Il Suo decreto è costringente al di sopra di qualsiasi forza. Il Suo Discorso è eloquente ed elegante. Il Suo Dominio è al di là di ogni evanescenza, scevro e puro da ogni errore e mancanza, inattingibile da ogni immaginazione e al di fuori del dominio del ragionamento e della razionalizzazione.

Ogni elogio è per il Tuo bel volto
Amore, cuore ed
occhi, essi tutti sono offerte sacrificali

Qualsiasi cosa Tu faccia, il nostro cuore è in pace
ed è gratificato, anche se il Tuo Decreto ci costasse la vita

1. Dì (o Muhammad): "Egli è Allàh, l'Uno, (Huwa Allàh Ahad):
O Muhammad, gli stranieri ti domandano della Nostra origine, dì allora : «Un Dio incomparabile in Essenza ed Unico in Qualità/Attributi (Sifàt), incontestato in Forza e Potenza, singolare in Deità e Divinità, senza pari in Eternità (Abad) e Preeternità (Azal), Deificato con pieno merito ed Onnisciente in ogni affare divino. Nel cuore dei Suoi amici sono le luci dei Suoi doni splendenti. Egli è nascosto agli occhi ed è manifesto nella Sua abilità e maestria.
Benevolente ed affezionato, illimitato in Grazia e Misericordia, un Dio meraviglioso, Conoscitore di tutti i segreti e di tutti i colloqui intimi, Possessore dell'«Orizzonte Supremo» (Ufuq al-a’lâ), il Creatore del Trono Divino così come di tutto ciò che si trova sotto la terra, più intimo di ogni intimità e degno di tutte le lodi e di tutti gli elogi.

Lontano dagli occhi, benché intimo al cuore
Manifesto al cuore sebbene nascosto all'occhio


2. Allàh è as-Samad [Eterno,Onnipotente] cioè tutti i servitori necessitano di Lui mentre Egli non ha bisogno di niente e di nessuno. Tutti i servitori disobbedienti sono speranzosi nella Sua Generosità e nel Suo Perdono. La cura di ogni pena è dovuta alla Sua Beneficenza e l'elevazione del miserabile è dovuta alla Sua bella Maestà (Jalàl), benedetto colui che è in intimità con i Suoi Nomi, sia onorato e reso degno colui che professa il Suo Ricordo (dhikr), sia giubilato il cuore che Egli incatena, sia purificata la lingua nel Suo Dhikr, e fortunato è colui i cui giorni sono trascorsi nel Suo amore e nel Suo attaccamento. Alcuni si affrettano verso il Paradiso ed altri verso l'Amore Divino. E quest'ultimo è la ricompensa di coloro i cui sforzi sono concentrati esclusivamente su di esso.

I miei occhi sono pieni fino all'orlo con il volto del mio Amore
Gratificati con questi occhi mentre guardano il mio Amore


Impossibile ! Distinguere gli occhi dal mio Amore
Non separabile ! Sia che il mio occhio sia Lui o sia Lui ad essere il mio occhio.


Egli è as-Samad, che causa lo stupore e la confusione delle menti con la Sua Maestà (Jalàl), gli intelletti sono messi sotto pressione e con ansia fronteggiano la Sua Bellezza, le facoltà cognitive, umiliate, tentano di carpire i Suoi Segreti, i pensieri, sradicati, tentano di riflettere sui Suoi affari. I cuori sono annegati nel sangue, tentando di far fronte alla Sua Potenza Costringente (Qahhàr)
[Dominatore], i cuori vanno a fuoco, arsi e carbonizzati cercando di conoscerLo e di comprenderLo.
Un saggio della Tariqa disse : «...O povera anima, leggi la tua "non-esistenza" sulla tavola dell'Eternità (Qidam), alza la
bandiera della tua nullità sul dominio della Sua Esistenza. Perdi la tua mente perplessa e sconcertata davanti alla percezione della presenza dell'Eternità. E diventa inconsapevole della tua stessa intelligenza. Dimentica la tua stessa esistenza in ogni obbedienza (rukù) e prosternazione (sujùd), nell'assoluta realtà della Maestà (Jalàl) dell'Esistenza, liberati dall'abito di questa falsa esistenza e diGli :

Quando da me stesso svanisco, diminuisce sempre più il mio essere
Invece [quando mi considero] dalla Tua parte, sono grande quanto l'universo


Sottigliezza (
Latîfa)
In questa sura ogni versetto è l'interpretazione di quello precedente.
Quando essi chiedono
«Chi Egli è ?», dì : «Egli è Ahad (Uno)».
«Chi è Ahad ?». «È as-Samad (Onnipotente)».
«E chi è as-Samad ?» Dì : «As-Samad è colui che non ha generato e non è stato generato» (làm yalìd wa lam yùlad) .
«E chi è Costui ?». Dì : «È Colui che non vi è nulla simile a Lui» (wa lam yakun lahu qufuwan ahad).

Huwa (Egli, Dio) scopre tutti i segreti. Allàh scopre i segreti per lo spirito (ruh). Ahad (l’Uno) scopre i segreti per il cuore ed il resto della sura scopre i segreti per la nafs (anima) del credente.

Huwa (Egli, Dio) scopre i segreti per gli amanti tristi e folli. Allàh scopre i segreti per i Muwahhiddùn (credenti dell’Unità Divina). Ahad (l’Uno) scopre i segreti per gli 'Arifùn (conoscitori). Samad scopre i segreti per i sapienti ('Alim) ed il resto della sura scopre i segreti per i saggi e gli intelligenti.

O Muhammad, (saws) dì agli amanti del Divino: che Huwa (Egli) basta [è sufficiente] per essere il loro segreto e ciò che li rende servitori. Essi non menzionano i Nomi Divini e gli Attributi dato che essi sono la gente di Qayrat (coloro che non desiderano altro che Allàh) che non sentono e non vedono nessuno che menzioni Nomi o che descriva Attributi del loro Divino Amore. A dispetto del fatto che
Egli è il loro cuore ed i loro occhi essi dichiarano :

Il Tuo Amore mi ha spinto al limite
Proibendo per i miei occhi persino il Tuo Volto


O Muhammad, dì agli 'Arifùn (conoscitori) : è Allàh che ha gettato sopra di essi il Tafrìd (isolamento), che gli ha annegati in questo nome Allàh sino al limite della non-conoscenza di tutto ciò che non è la Divinità ("Là ilàha")

O Muhammad, dì ai Muwahhiddun (credenti dell’Unità Divina) : Ahad è la luce che da' vita al “Tawhìd” (unità di Dio) luminoso. Ed in effetti i loro spiriti (ruh) trovano la pace nel Tawhìd !

O Muhammad, parla ai sapienti (‘Alimun) di: Allàh as-Samad, affinché essi si appellino per le loro necessità alla Corte Divina e senza dubbio non torneranno indietro a mani vuote.

O Muhammad, parla ai saggi di :"Egli non ha generato ne è stato generato", così coloro dotati di mente ponderatrice sappiano che Egli non ha moglie né figli, né relazioni né accoppiamenti, essendo incomparabile ed incommensurabile.

O Muhammad, quando i nemici si oppongono a te, Io (Allàh) risponderò loro e se loro si rivolgono a Me tu devi rispondere a Mio Nome. Io ti chiamo "Mio Amore" affinché [essi] mi conoscano come il tuo Amore.

impariamo a leggere AL-IKhLAS