giovedì 26 agosto 2010

SHI'A!

SHI’A

“Shi’a” significa letteralmente “seguace” e questi viene usato più volte nel Sacro Corano onde identificare i seguaci appartenenti ad un certo gruppo:

“[Musa] vide due uomini che stavano combattendo, uno apparteneva ai suoi Sciiti e l’altro apparteneva ai suoi nemici. Colui che apparteneva ai suoi Shi’iti cercò il suo aiuto...” (Sura al-Qasas, 28:15)

“Invero Ibrahim apparteneva ai suoi [di Nuh] Shi’iti” (Sura al-Saffat, 37:83)

Nella sua terminologia più specifica la parola “Shi’a” indica un gruppo particolare di Musulmani che ebbero un’affinità speciale con l’Imam ‘Ali (a.s.), cugino e genero del Profeta Muhammad (S). Questo gruppo considerò meticolosamente ogni dettaglio trasmesso attraverso i detti e le azioni del Profeta dell’Islam (S) e considerò ‘Ali (a.s.) come l’unico e degno successore della comunità Islamica dopo il nobile Muhammad (S). Citiamo di seguito alcune tradizioni autentiche al riguardo:

“Non sei soddisfatto [Oh ’Ali!] di avere una posizione nei miei confronti come quella di Harun nei confronti Musa?”

“L’esempio della Gente della mia Casa è come l’esempio dell’arca di Nuh: chi vi salì si salvò, chi l’abbandonò perì”

“Ho lasciato tra voi ciò cui attenervi per non traviarvi dopo di me, due preziose cose, di cui l’una è maggiore dell’altra: il Libro di Dio, corda distesa dal cielo alla terra,e i miei parenti, la Gente della Mia Casa. Sappiate che queste due cose non si separeranno mai tra loro finché non mi raggiungeranno allo Stagno [di Kawthar]”

Nonostante ciò alcuni dei compagni dell’Inviato di Allah (S) decisero di non lasciare le redini del califfato ad ‘Ali (a.s.) a causa della sua giovane età, bensì di consegnarle ad Abu Bakr. In tali circostanze ‘Ali (a.s.) si rifiutò di prestare un patto di alleanza al neo-eletto califfo. Altri distinti compagni del Profeta Muhammad (S), come Salman, Abu Dharr, ‘Ammar, Miqdad e altri fecero lo stesso. Quando però l’Imam ‘Ali (a.s.) comprese che il suo rifiuto di prestare patto di alleanza ad Abu Bakr avrebbe causato un danno all’Islam ed aumentato i problemi per l’Ummah (comunità islamica), egli acconsentì. Questo dimostra che ‘Ali (a.s.) non fosse interessato ad una posizione di potere in questo mondo, e né interessato al califfato per poter confermare la sua autorità.

Dopo questo evento la Shi’a continuò ad esistere sotto la protezione dell’Imam ‘Ali (a.s.) e dei suoi successori dopo di lui, dieci dei quali furono martirizzati dalle forze a loro da sempre ostili. L’episodio più eclatante avvenne attraverso il martirio dell’Imam Husayn (a.s.), il terzo Imam, nella piana di Karbala. Dopo la dipartita dell’undicesimo Imam, l’Imam Hasan al-‘Askari (a.s.), suo figlio Muhammad al-Mahdi, il dodicesimo Imam (a.j.) si celò dalla vita pubblica ed entrò in stato di occultazione, stato nel quale si trova tutt’ora.

Il periodo dell’occultazione del dodicesimo Imam si divide in due epoche principali: il periodo dell’occultazione minore durante il quale quattro luogotenenti funzionarono da intermediari tra le genti e l’Imam, e il periodo dell’occultazione maggiore, durante il quale il dodicesimo Imam è atteso per la sua parusia finale attraverso la quale colmerà la terra di giustizia portando a termine l’era dell’iniquità e dell’ingiustizia.

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